Sicurezza, una selva di ordinanze
La mappa paese per paese

C’è chi fa l’esame di lingua italiana e chi vigila sull’abuso di picnic, chi controlla che il posto in cui vivrà un aspirante residente non sia una catapecchia e chi ipotizza di cronometrare i mendicanti. Sono i sindaci bergamaschi: fra ordinanze e regolamenti, anche il nostro territorio è foriero di nuove regole, che sono discusse perché talora discriminano.

Tante ma non tantissime se si osservano le misure derivate dal pacchetto sicurezza del ministro Maroni che accresce i poteri dei sindaci contro il «degrado urbano». Già di più se si passa oltre la legge del 2008 e si osservano i regolamenti, con un fiorire di creatività. Partiamo dalle direttive legate alla legge Maroni.

Di recente l’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) ha esaminato il fenomeno a livello nazionale (periodo luglio 2008-agosto 2009) conferendo il primato alla Lombardia, con 237 ordinanze emesse sul totale nazionale di 788. A Bergamo, nel periodo analizzato dall’Anci, le ricognizioni parlano di 17 provvedimenti per nove Comuni.

«Un numero relativamente contenuto - spiega Claudio Armati, presidente dell’Associazione Comuni bergamaschi -, se si considera che i centri orobici sono 244. Siamo al 3,7% sul totale, in Lombardia la media è 8,2%». In terra orobica hanno agito centrodestra e centrosinistra, in modo bipartisan.

L’elenco delle ordinanze parte infatti con quattro testi firmati a Bergamo dall’allora sindaco di centrosinistra Roberto Bruni. Nel mirino due locali notturni che creavano problemi di ordine pubblico, insediamenti abusivi in stabili degradati (tutto mantenuto in vigore con il centrodestra, tanto che pochi giorni fa sono finiti nel mirino gli ex vivai Franchi) che, pena ammenda, vanno messi in sicurezza. Da Palafrizzoni stop ai «parcheggiatori abusivi molesti», con affanno della polizia locale nel dirimere la questione «molesto sì, molesto no».

Ma l’elenco prosegue: a Villa d’Adda è stato colpito il randagismo, a Rovetta il vandalismo, a Osio Sotto, Ciserano e a Dalmine la prostituzione (a Lallio e Filago i provvedimenti sono stati presi in un periodo diverso da quello esaminato dall’Anci). Fontanella si dedica a vandali e a chi affitta a clandestini, così come la piccola Barbata, 600 abitanti circa, che si anche è premurata di scoraggiare l’abbandono di rifiuti.

Dal 2008 a Seriate il sindaco leghista Silvana Saita viaggia lancia in resta contro accattonaggio e abuso di pic-nic. In entrambi i casi colui che vien colto in fallo rischia 250 euro di ammenda. Partiamo dagli accattoni: sono stati dichiarati fuori legge ma la signora sindaco, che ben conosce la regola dell’ordinanza (deve essere mirata), ha incluso un elenco di luoghi.

Vietata la pratica vicino a «semafori, incroci e intersezioni stradali, luoghi di culto e dei cimiteri, parchi pubblici, nelle vie e piazze del centro storico, all’interno e in prossimità dei mercati, nelle aree prospicienti l’ufficio postale, la stazione ferroviaria, l’ospedale, la casa di cura, davanti e in prossimità degli ingressi di esercizi commerciali, davanti e in prossimità di uffici pubblici e degli istituti bancari».

Come dire: ovunque. «Nessuna volontà d’intolleranza - aveva spiegato subito il sindaco -. È che persone si spacciano per esponenti di associazioni benefiche e invece agiscono per esclusivo proprio profitto. Prima non potevamo intervenire per mancanza di regole scritte». Sempre a Seriate, constatata la presenza di «persone nullafacenti dedite al consumo smodato di bevande alcoliche e cibo all’aperto», è arrivata un’altra stoccata. Che si chiama ordinanza 10/2008.

È quindi vietato, in luoghi pubblici all’aperto, consumare bevande alcoliche, abbandonare carte, bottiglie. Ma anche «consumare cibo, panini, patatine, pizze, kebab», così come è vietato «bagnarsi alle fontane e fontanelle pubbliche e utilizzarle per il lavaggio di animali e di vari oggetti». Anche qui, il problema erano comportamenti che in qualche modo andavano colpiti: «Nel centro storico, la notte, c’erano problemi. Abbiamo dato strumenti alla polizia locale per intervenire», spiega ancora Saita.

Ma le ordinanze non sono solo quelle legate al pacchetto sicurezza. Ed è nei testi ordinari, nei regolamenti, nelle semplici circolari che i Comuni della Lega si mostrano più prolifici. I temi cardine sono quelli dell’immigrazione e della legalità.

A Brignano il Tar ha appena bocciato l’ordinanza emanata dall’ex sindaco Giuseppe Ferri (aiuti ai disoccupati italiani ma non agli stranieri). Il successore e collega di partito Valerio Moro ha però precisato: «I testi li avevamo già cancellati». È invece dal prefetto Camillo Andreana che è arrivata la richiesta di fermarsi sul testo anti-burqa firmato a Telgate: «Seguiamo la legge, chiedendo che si evitino volti travisati per questioni di sicurezza. Ci siamo rifatti alle norme antiterrorismo degli anni ’70 - afferma il primo cittadino Diego Binelle -, il prefetto ha semplicemente chiesto di attendere l’approvazione della nuova legge in tema che si sta delineando. Ecco perché abbiamo ritirato l’ordinanza».

Ma se si vuol avere un campione preciso di quanto bolle nella pentola lumbard, basta chiedere a Caravaggio. Il Comune guidato da Giuseppe Prevedini, e prima ancora dall’attuale presidente della Provincia Ettore Pirovano, è da anni una vera e propria fucina. «Ricordate la richiesta di permessi di soggiorno per i matrimoni misti? Ecco, dopo tante polemiche, è diventata legge. La prima ordinanza è stata la nostra», ricorda il sindaco.

I leghisti (tendenzialmente) viaggiano in blocco: sperimentato un testo, lo emanano anche gli altri Comuni con sindaco lumbard. Che nella Bergamasca sono 52. La circolare sull’esposizione dei crocifissi, ad esempio, è arrivata da Caravaggio, così come quella che impone l’accertamento delle condizioni igienico-sanitarie degli immobili in cui andrebbero a vivere aspiranti residenti. «Ci devono fornire i certificati che mostrano che gli impianti sono a norma, ma i vigili valutano anche che l’abitazione non sia un tugurio. Se così è, il proprietario deve ristrutturare o noi chiudiamo baracca e burattini».

Questo ha portato a stanare persone che stavano per affittare delle vere bettole: «Soprattutto italiani che affittavano a stranieri. Italiani che poi hanno messo in regola la casa. Valga a dimostrazione: noi non ce l’abbiamo con gli immigrati. Tutti coloro che rispettano le leggi sono uguali per la Lega».

È ancora Prevedini quello dell’esame di italiano: «Mi sembra il minimo conoscere la lingua, se si vuole avere la cittadinanza. Non chiedo chissà cosa: solo di leggere la frase di rito correttamente. Ne ho rimandati indietro più di uno. Ma adesso arrivano preparati».

Poi, l’ultima nata che già spopola fra le amministrazioni verdepadano: «Chiediamo che gli stranieri interessati a contributi e aiuti comunali dimostrino che non possiedono altri beni immobili nei Paesi d’origine». Con autocertificazione? «No – precisa Prevedini –. Lo stato patrimoniale va convalidato dal consolato di riferimento». Un passaggio burocratico complicato. «Ma agli italiani si chiede tutto - replica -. È una questione di equità».

Infine, ci sono le cosiddette regole «antikebab». Qui (dopo i casi di Capriate e ancora Telgate) il modello è in elaborazione nel capoluogo: al lavoro Daniele Belotti, consigliere leghista a Palafrizzoni e in Regione. «Proprio la Regione - spiega Belotti -, nella legge sul commercio, ha stabilito che nei centri storici di pregio debbano essere valorizzate la attività storiche e tipiche. Che non comprendono quelle etniche». Ma nemmeno i fast-food in generale. I modelli sono due: «Lucca e Venezia. Lì le norme sono stringenti».

La sperimentazione (nota bene, si parla di esercizi di nuova apertura) partirà in Città Alta. Sempre Bergamo ha visto, con l’allora Giunta di centrosinistra, la bozza di regolamento di polizia locale che prevedeva un tempo limite di permanenza per i mendicanti. La notizia era finita nelle cronache nazionali. Ma quel testo non è mai arrivato in Consiglio.
 Anna Gandolfi

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