Sì al federalismo demaniale
Speranze per Sant'Agata

Il federalismo demaniale potrebbe regalare il complesso di Sant'Agata al Comune di Bergamo. Questa, per la nostra città, si profila essere la conseguenza dell'approvazione del primo decreto attuativo del federalismo fiscale, avvenuta giovedì 17 dicembre in Consiglio dei Ministri.

«Si tratta della prova provata che il federalismo fiscale lo stiamo facendo sul serio - afferma il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli - Con il federalismo demaniale si rivoluziona la logica per cui, oggi, esistono beni di cui non si interessa nessuno: così finisce la 'mano morta' ovvero il patrimonio abbandonato e improduttivo. Con il federalismo demaniale, infatti, la proprietà di questi beni passa ai territori che hanno la competenza e la capacità di valorizzarli nell’interesse dei cittadini. Per fare un esempio concreto una caserma dismessa, attraverso una variante urbanistica, potrà quintuplicare, o persino decuplicare, il suo valore, diventando un albergo, una scuola o un impianto polifunzionale. In questo modo si produce ricchezza per i cittadini, sfruttando beni che, altrimenti, resterebbero improduttivi».

In conseguenza di questa riforma una massa di beni, del valore di qualche miliardo di euro, oggi di proprietà dello Stato, passerà a Comuni, Province e Regioni. Gli enti locali che ricevono tali beni dovranno, però, indicare sui propri siti internet i processi di valorizzazione cui intendono sottoporli, garantendo così un procedimento assolutamente trasparente e sotto gli occhi di tutti. Un’amministrazione dello Stato che, viceversa, non vorrà trasferire un proprio bene al territorio dovrà pubblicamente indicare e motivare le ragioni per cui lo trattiene in proprietà.

«Grazie al federalismo demaniale finisce quindi l’era del patrimonio inutilizzato o sottoutilizzato - continua Calderoli - Le nuove entrate per comuni, province e regioni, pertanto, non saranno più generate soltanto da nuove tasse ma dalla capacità da parte degli stessi enti locali di gestire con modernità ed efficacia questi beni. I beni culturali, infine, verranno salvaguardati. La logica del federalismo demaniale è quella di attribuire la proprietà dei beni a chi dimostra di saperli meglio valorizzare, dunque non si tratterà di un trasferimento alla cieca. I beni demaniali che verranno trasferiti agli enti locali non sono soltanto immobili, ma tante altre cose oggi sottoutilizzate o sottovalorizzate, che passeranno agli enti territoriali in grado di valorizzarli adeguatamente a vantaggio della gente».

Sul federalismo demaniale arrivano però anche i primi dubbi. «Dietro alla parola federalismo demaniale ci possono essere molte cose. Bisogna capire bene, nel concreto, di cosa si sta parlando» afferma Flavio Delbono, sindaco di Bologna e responsabile finanza locale dell'Anci, il quale rileva che «al momento non è chiaro di quali beni immobili si stia parlando. Ma dalle parole del Ministro Calderoli, che fa espressamente riferimento a quei beni "abbandonati e da nessuno utilizzati", nasce spontaneo il timore che si stia facendo una sorta di "rottamazione" verso i Comuni di immobili (o quant'altro) in disfacimento, trattenendo invece i "gioielli" in mano allo Stato. Verificheremo con attenzione gli sviluppi futuri - aggiunge - e speriamo che questi dubbi vengano rapidamente fugati, anche attraverso un proficuo utilizzo della agenzia del demanio. E questo perchè i Comuni, con i limiti imposti dal patto di stabilità interno che riducono drasticamente qualunque spazio per investimenti, difficilmente potrebbero far fronte ad interventi di ripristino e valorizzazione di beni fatiscenti, o quasi».

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