Scuole serali, meno iscritti
Ma con la crisi si studia di più

I corsi serali scompariranno? Grande risorsa per l'alfabetizzazione e il miglioramento della vita fino agli anni '80, hanno poi conosciuto un costante calo, al quale sembravano aver posto rimedio gli stranieri. Da qualche anno i numeri sono pressoché stabili, ma non è detto che la «razionalizzazione» tocchi anche questo settore.

Corsi serali significano infatti scuola aperta, personale, luce e riscaldamento. La riorganizzazione potrebbe concentrare i corsi in una sola sede, riducendo i costi. Qualcosa del genere lo stanno sperimentando l'istituto professionale Pesenti e sociale Mamoli: i due dirigenti, Marco Pacati e Giovanna Gargantini, con il sostegno dell'Ufficio scolastico hanno realizzato una convenzione che permette loro di mettere in comune le risorse.

I corsi serali per operatore meccanico ed elettrico, ma anche sociosanitario, si tengono al Pesenti e le classi (dieci in tutto) sono organizzate in modo da avere in comune i docenti delle materie base, per poi dividersi per le materie specifiche del proprio indirizzo. Per il Pesenti 146 allievi e per il Mamoli 11.

«Una soluzione molto soddisfacente - commenta la preside Gargantini - che ci ha permesso di aprire i corsi dalla prima alla terza classe, l'anno scorso avevamo solo la prima. Il lavoro di preparazione è stato intenso perché bisogna accordare i metodi, la tenuta dei registri, la titolarità delle classi».

Al Vittorio Emanuele II, istituto storico per i corsi serali per ragionieri e turismo, le iscrizioni sono diminuite nel corso del tempo. «Ma quello che mi preoccupa - sostiene il preside Pietro Fusco - è l'aumento di assenteismo: molti si iscrivono e poi per svariati motivi non riescono a seguire le lezioni. Ci vorrebbe un minimo stabilito di presenze, come per i corsi diurni, perché il corso abbia validità. D'altra parte, se il lavoro è precario, è chiaro che la gente non può programmare con serenità la propria vita. Anche gli impegni scolastici sono sottoposti alla situazione contingente».

All'istituto tecnico commerciale gli iscritti sono 268 su dieci classi, i ritirati sono 20. Ma a settembre gli iscritti erano solo 160. «Anche questo - continua il preside - è tipico dei corsi serali e rappresenta un problema, ora che la programmazione delle classi e degli organici è più rigida».

All'istituto industriale Paleocapa si ricordano ancora le fiumane di giovani operai che per diventare periti si iscrivevano ai corsi serali e alla scuola domenicale. Oggi gli iscritti del serale sono 223, dei quali 10 ragazze, suddivisi su 13 classi. Gli iscritti in prima sono 24; anche lo scorso anno c'erano 13 classi, ma per un totale di 255 alunni dei quali 8 ragazze.

Dieci anni fa, nell'anno scolastico 1998-99, gli allievi del serale erano 337 su 17 classi (al diurno c'erano però 70 classi con 1.538 studenti contro i 1.071 di oggi) e nel 2000/2001 le classi del serale erano 18 pari a 381 allievi dei quali 19 ragazze. Gli iscritti in prima erano 58.

La diminuzione quindi è proporzionale al calo degli studenti diurni. Non è un crollo, ma uno sgocciolio quasi costante che indica anche dei mutati costumi sociali: l'ingresso nel mondo del lavoro è ritardato, la molla a migliorare la propria condizione attraverso la scuola è meno sentita.

«Insegno da molti anni al serale - osserva il docente di matematica Ernestino Colnago - e l'utenza non è cambiata, se penso alla tipologia umana dello studente: tutti lavorano, l'età media è sui 22 anni, c'è sempre una quota di persone adulte oltre i 35 anni e una quota di ragazzini "dispersi" che dopo aver provato a lavorare senza qualifica, rientrano in gioco attraverso i corsi serali».

«L'assenteismo all'Esperia c'è sempre stato, perché molti allievi sono trasfertisti, cioè operai e artigiani che lavorano per ditte che hanno contratti all'estero. Per questo noi dedichiamo il sabato pomeriggio al ripasso settimanale. La differenza rispetto al passato sta nella quota di allievi stranieri e, da un anno, nel fatto che molti studiano di più, perché sono in cassa integrazione e hanno più tempo».

Si dice che i corsi serali siano più «facili»: Maria Giovanna Rango, vicepreside del serale all'istituto per geometri Quarenghi (4 classi, 132 ragazzi, dei quali 6 arrivati a dicembre) spiega: «La differenza è che devi organizzare la lezione comprendendo anche lo studio, i compiti a casa devono essere molto ridotti. Rendiamoci conto che questi studenti si alzano alle cinque del mattino, spesso sono pendolari, lavorano in cantiere e di sera vengono a scuola. E questo per cinque anni».  La docente di Lettere per i suoi allievi stravede. Prima del Quarenghi ha insegnato ai serali dell'Artistico e del Pesenti.

«Appena arrivato dai corsi diurni, un insegnante ha una sorta di choc - conferma Antonino Impicciché, docente di Costruzioni -, ma poi ci resti, perché hai la sensazione che davvero puoi fare la differenza per il futuro di qualcuno».
 Susanna Pesenti

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