Stretta sui bilanci dei Comuni
E in strada restano le buche

Si scrive patto di stabilità, si legge rattoppo delle buche al posto di un'asfaltatura decente. Lavori in corso stoppati. Verde pubblico tendente a giungla. Fatture in sospeso con buona pace dei fornitori e della crisi economica. Eccoli qui, gli effetti della regola che sembra pane per contabili ma che nella realtà, e dài e dài, sta portando a effetti concretissimi in ogni Comune.

I parametri di calcolo resi più rigidi dal governo nel 2007 – con l'obiettivo di ridurre il debito pubblico generale – stanno colpendo al cuore non tanto gli enti che «scialano» (cui è prescritto di scialare meno) quanto quelli che da sempre tengono i conti in regola (che già risparmiavano ma devono risparmiare di più). «Il meccanismo è iniquo, penalizza i virtuosi, come la stragrande maggioranza degli enti al Nord. E le sanzioni sono dure», chiosa Claudio Armati, presidente dell'Associazione Comuni bergamaschi. L'Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) e l'Unione delle Province (Upi) stanno cercando accordi con il governo: in passato sono stati trovati, quest'anno tutto è fermo.

La Regione, conscia del problema, a dicembre aveva messo a disposizione 40 milioni di euro per tamponare gli effetti del patto, ma la situazione resta dura. Tanto che dalle amministrazioni orobiche si leva un grido (unanime e bipartisan) d'allarme. Armati sentenzia: «L'anno scorso sono stati 26 i Comuni che hanno sforato il patto, andando incontro al blocco dei mutui, delle assunzioni, al taglio dei trasferimenti. Ora, con i bilanci in approvazione, il numero è in aumento. Insieme alla previsione 2010 si sta predisponendo, a livello di esercizio, quella del 2011. Se le cose restano così, li sforerà pressoché la totalità degli enti».

Nella Bergamasca il meccanismo coinvolge 72 amministrazioni (i centri sopra i 5 mila residenti) su 244, per 720 mila abitanti. Significa che tre quarti dei bergamaschi saranno coinvolti dagli effetti.
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