I precedenti: 3 anni fa
il caso di Giada a Paladina

L'ultimo caso di ritrovamento di un neonato abbandonato nella Bergamasca risale alla sera del 2 gennaio 2007, poco distante dal luogo in cui è avvenuto il ritrovamento di ieri sera: quella volta fu in un parcheggio di Paladina, lungo la Dalmine-Villa d'Almè. Ma non è l'unica analogia con il ritrovamento di iera sera. Anche in quel caso la bimba era stata abbandonata subito dopo il parto e anche il quel caso era stata abbandonata all'interno di uno scatolone (una confezione per pannollini) sul cofano di un'auto. A trovarla fu la giovane commessa Giada Roncalli del negozio «Treemme». E in suo ricordo la bambina fu chiamata Giada. Giada e la titolare del negozio portarono subito la piccola all'interno dell'esercizio per riscaldarla e prestarle i primi soccorsi. Sconcertate e commosse, la tennero al caldo fino all'arrivo dell'ambulanza e dei carabinieri (anche allora quelli della stazione di Villa d'Almè). La piccola fu ricoverata subito nel reparto di Patologia neonatale, dove fu messa in una culla termica. Al momento del ritrovamento era completamente nuda, avvolta in un lenzuolo, ma le sue condizioni di salute non hanno mai destato preoccupazione.

A ripercorrere il calendario a ritroso, nel corso degli anni, si ritrovano storie simili. Come quella di Alessio, che il 17 luglio del 2004 fu abbandonato alle Ghiaie di Villa d'Almè (sempre nella stessa zona dei due ultimi ritrovamenti). A trovarlo fu un autista albanese che alle 6 del mattino, passando vicino all'edicola, intravide il neonato. Più triste la storia di Giorgia, trovata l'8 marzo del 2006 a Osio Sotto in via don Minzoni: la bimba fu soccorsa in condizioni gravissime e morì due giorni dopo il ritrovamento nonostante gli sforzi dei medici degli Ospedali Riuniti che la sottoposero a un delicato intervento cardiochiurgico. Clamoroso il caso di Anita, che fu abbandonata all'ospedale Bolognini di Seriate il 2 luglio 2005. La donna fornì generalità false ai medici e dopo aver dato alla luce la piccola sparì. Tornò dopo tre giorni all'ospedale e spiegò al personale che si era dovuta assentare per recuperare i passaporti. A trovare Matteo, vicino a un cantiere di Chignolo, il 10 maggio 2001, fu un muratore che abitava a un centinaio di metri di distanza. Il bimbo aveva poco meno di un mese di vita e poco tempo dopo fu adottato da una coppia bresciana.

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