«La contraddizione del peccato:
soffriamo per la Chiesa di oggi»

«La Chiesa vive nella storia, ma anche le contraddizioni della storia. Vive soprattutto la contraddizione del peccato dei discepoli di Cristo che, pur conquistati dalla grazia, sperimentano ancora la debolezza e la contraddizione. Ma questa Chiesa è anche il segno, assolutamente necessario, per poter fare l'esperienza del Cristo Risorto. Non è possibile un'esperienza del Cristo crocefisso e risorto se non attraverso la Chiesa. E noi trepidiamo per essa. Amiamo la nostra Chiesa. Soffriamo con la Chiesa. Sappiamo di essere Chiesa. Viviamo lo splendore della Chiesa. Ma viviamo anche la debolezza e la miseria della Chiesa».

Sono un chiaro riferimento al difficile periodo che sta attraversando oggi la Chiesa le accorate parole pronunciate dal vescovo Francesco Beschi, sabato sera in Duomo, durante la solenne concelebrazione con gli oltre 250 bergamaschi appartenenti al Cammino Neocatecumenale: un'iniziazione cristiana per riscoprire il sacramento del Battesimo e raggiungere una fede matura - avviata da Kiko Argüello nelle baracche di Palomeras, a Madrid, negli anni '60 e - come si afferma negli Statuti approvati da Papa Benedetto XVI - “al servizio del vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana dell'iniziazione cristiana e dell'educazione permanente della fede”.

Monsignor Beschi ha ascoltato con attenzione la cronistoria del Cammino ripercorsa da Marco Gennari, il catechista itinerante che insieme alla moglie Milvia e a don Francesco Vergine, nel 1975, ha “portato” l'esperienza, aprendo le prime comunità, in diocesi di Bergamo.

E numerosi sono stati i presbiteri che hanno poi concelebrato la Messa presieduta dal vescovo Francesco: presenti, fra gli altri, il prevosto di Cologno al Serio don Rino Rapizza, il prevosto di Sant'Alessandro in Colonna monsignor Gianni Carzaniga e il prevosto di Nese don Roberto Cividini (comunità parrocchiali in cui è presente la realtà del Cammino), insieme ai parroci di Sant'Antonio in città monsignor Carmelo Pelaratti e di Gavarno monsignor Achille Belotti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA