Traffico di sostanze dopanti
Coni parte civile al processo

Il Coni è stato ammesso come parte civile al processo per traffico di sostanze dopanti dopo che nelle scorse settimane il pm Maria Cristina Rota aveva chiesto il rinvio a giudizio per 29 persone. L'inchiesta riguarda lo smercio di anabolizzanti e doping nell'ambiente del culturismo e nell'autunno del 2006 aveva portato anche al sequestro di cinque palestre, tra cui l'Athena di Gorle.

Una costola dell'indagine riguarda anche il mondo del ciclismo: tra gli indagati per cui il pm ha chiesto il processo ci sono il ciclista professionista Luca Paolini e l'ex professionista bergamasco Eddy Mazzoleni insieme alla moglie Elisa Basso, sorella di Ivan, il vincitore del Giro d'Italia 2006.

Il gup Bianca Maria Bianchi ha accettato la richiesta del Coni, rappresentata dall'avvocato Guido Valori del foro di Roma, di costituirsi parte civile. Inoltre, 7 imputati hanno domandato il rito abbreviato e 11 hanno deciso di puntare sul patteggiamento. Paolini non ha optato per riti alternativi, mentre gli avvocati di Mazzoleni e della moglie non erano presenti, così delle loro scelte si parlerà nella prossima udienza dell'8 giugno.

Nandrolone, testosterone, ormoni della crescita, efedrina, Epo, amfetamina. E pure Viagra e Cialis, gli stimolanti chimici che facilitano le prestazioni sessuali, ma che, per le loro qualità di vasodilatatori, in certi sport sono utilizzati per ossigenare il sangue e combattere così la fatica.

La farmacia del diavolo disponeva di un ampio ricettario, quasi più affollato della lista degli indagati. A Paolini, Mazzoleni e a sua moglie il pm contesta, a vario titolo, l'acquisto e l'utilizzo di sostanze dopanti, tra cui l'Epo. L'indagine riguardava un traffico di anabolizzanti tra gli appassionati di body building e aveva raggiunto il suo culmine nell'autunno del 2006, con perquisizioni e arresti in tutta Italia.

Otto persone erano finite in carcere, altre 14 ai domiciliari. Per cinque palestre, tra cui l'Athena di Gorle, erano scattati i sigillli della magistratura, mentre in un box di Milano erano state sequestrate decine di migliaia di confezioni di doping, per un valore di 65 mila euro.

L'ipotesi del pm Rota è che le sostanze arrivassero dall'estero (Spagna, Marocco, Nord Europa, Sudamerica), ordinate tramite internet o per telefono. Sono vari i reati contestati a vario titolo: si va dal commercio illecito di farmaci e sostanze dopanti alla ricettazione, dall'esercizio abusivo della professione medica e farmaceutica alla detenzione di droga (oltre a due grammi di cocaina e 20 pastiglie di amfetamina, alcune delle sostanze sequestrate rientrano fra quelle psicotrope).

Mazzoleni nell'inchiesta bergamasca era entrato dalla porta di servizio, grazie a una sorta di «travaso» dall'inchiesta romana «Oil for drug», nella quale il corridore bergamasco era finito dopo essere stato intercettato. In più, nella sua abitazione era stata sequestrata una componente di un macchinario utilizzato per ossigenare il sangue.

Il pm Rota gli contesta l'uso di sostanze dopanti, così come a Paolini, il ciclista della Nazionale che, stando al capo d'imputazione, dal 12 al 15 luglio del 2005 avrebbe infranto la legge antidoping «acquistando e assumendo specialità medicinali, tra cui in particolare Eritropoietina (Epo), idonee a modificare le condizioni psicofisiche dell'organismo al fine di alterare le proprie prestazioni agonistiche».

Inoltre, si sarebbe macchiato di ricettazione, vista la dubbia provenienza delle sostanze, «introdotte in Italia senza autorizzazione». La sua abitazione era stata perquisita (senza esito) nel settembre 2006, alla vigilia del Mondiale di Salisburgo. Che Paolini aveva corso regolarmente, contribuendo al trionfo di Paolo Bettini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA