L'Odissea della prima classe
E i finestrini che restano sigillati

Ieri pomeriggio giunto a Milano Centrale intorno alle 18, sono stato accolto dalla segnalazione di 10 minuti di ritardo, riferita al treno diretto a Bergamo delle 18:10, che campeggiava sui tabelloni in maniera sinistra e di certo non bene augurante vista l'esperienza degli ultimi giorni, in cui, in mancanza di avvisi, ci si era abituati a sentire le scuse di Trenitalia dagli altoparlanti del treno mentre annunciava l'arrivo a Lambrate con 5 minuti di ritardo: non male per un viaggio di 5 minuti, accumularne altrettanti di ritardo ... un efficienza del 100%!

Questo è niente in confronto all'odissea di ieri sera ... Vogliamo cominciare dalla descrizione della composizione del treno?!? Massì, facciamoci del male! Non credo di sbagliare nell'affermare che non ci fossero più di 5 carrozze a fronte delle 7/8 promesse; di queste solo la prima di testa godeva di impianto funzionante di aria condizionata e perciò straripante di gente, mentre l'unica con l'ambitissimo optional, in assenza di climatizzazione, di finestrini abbassabili era l'ultima in coda ... peccato che fosse una lussuosissima prima classe, di quelle con poltrone reclinabili da fare invidia ai cinema multisala americani ... mancava solo l'odore di fritto da pop-corn, brillantemente sostituito, ad opera delle solerti menti illuminate della dirigenza FS, dallo sgradevole olezzo esalato da sedili impregnati del sudore (umano?!?) risalente ancora alla campagna del grano di Mussolini!

Vorrei stringere personalmente la mano, per l'estremo sprezzo del pericolo (meglio sarebbe dire del ridicolo!), a coloro che hanno il coraggio di pagare il supplemento per viaggiare su un locale pendolari Milano-Bergamo! Ammirevole anche la capacità autoironica di Trenitalia nel fregiare del titolo di 1° classe una carrozza che non oserebbero far passare per tale nemmeno in Bangladesh ... eppure tanto basta come potente inibitore nel tenere alla larga il disciplinato passeggero di 2° che, piuttosto di posare le sue terga di serie B sui posti di un'anacronistica pseudo serie A, preferisce lasciarsi soffocare lentamente dal caldo in una qualunque delle altre carrozze sigillate con condizionamento fuori uso che si tramutano in veri e propri forni crematori.

L'unica fonte di sollievo potrebbe essere il refolo di aria filtrante attraverso gli angusti vasistas ... ma solo se il treno camminasse, il che è pretendere l'impossibile dalle FS ... molto più probabile è rimanere fermi in stazione (e parliamo di Milano Centrale non di Canicattì, con tutto il rispetto per gli abitanti del comune della provincia di Agrigento!) per 40 minuti oltre l'orario previsto di partenza, in balia di ferrovieri assolutamente ignari delle cause del ritardo, mentre le varie F(r)ecce Rosse, gli EuroCity, gli interregionali piano piano riprendono a muoversi uno dopo l'altro ... ma non si era detto che il contratto di servizio garantisce la precedenza ai treni pendolari in caso di disagi?!?

Dopo un pellegrinaggio avanti e indietro sul marciapiede, nell'assordante silenzio di comunicazioni sonore e mentre sul display il ritardo veniva aggiornato da 10 a 20 minuti quando ormai aveva già superato abbondantemente la mezz'ora, una collega riusciva finalmente a scoprire il motivo della paralisi generale: un guasto sulla linea ... un po' vaga come spiegazione, ma tant'è ... bisogna sapersi accontentare ... sarebbe troppo chiedere di sapere se l'inconveniente fosse limitato alla tratta tra Centrale e Lambrate e ottenere suggerimenti sulle eventuali alternative per raggiungere Lambrate o Garibaldi .

Finalmente alle 18:50 si parte, ma il ritardo finale a Bergamo sarà di 50 minuti che sui 48 programmati di viaggio migliora lo standard di efficienza di Trenitalia, sfondando addirittura il muro del 100% ... una performance che fa il pari con l'indimenticabile prestazione della nostra nazionale di calcio ai mondiali appena conclusi in Sudafrica ... un primato nel cosiddetto Occidente civilissimo e sviluppato ... ma si sa, i record sono fatti per essere battuti!!! Al prossimo disservizio.
Iari Miani.

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