Mons. Gervasoni: «È cruciale
il rapporto con le famiglie»

«Dobbiamo capire che la parrocchia è non sono il parroco e il curato, pur importanti. La parrocchia è fatta dalle famiglie, dai laici, eventualmente da religiosi e religiose presenti. La parrocchia è comunità, è qualcosa che oggi più che mai viene dalla base». Sono parole di monsignor Maurizio Gervasoni, delegato vescovile per la formazione ed educazione, che venerdì 17 settembre ha presentato il programma pastorale della Diocesi che ha preso come motto una frase del Vangelo di Luca: «E beata colei che ha creduto...».

Ha detto mons. Gervasoni: «Quest'anno al centro dell'attenzione ci sono le famiglie con bambini piccoli, le famiglie che si aprono alla vita. Attraverso questi programmi cerchiamo di attuare le indicazioni del Sinodo. Cruciale è il rapporto fra parrocchia e famiglia. Nel Sinodo si sottolineava come la parrocchia nel suo annuncio evangelico debba aprirsi, debba spalancare le porte e come non sia semplicemente una cosa da preti, anzi. Oggi diciamo che non solo dobbiamo spalancare le porte, ma dobbiamo proporci. La comunità cristiana deve farsi presente, deve bussare alle porte e dire: "Noi ci siamo. Avete bisogno di noi? Possiamo aiutarvi?". La Chiesa annuncia Gesù, i genitori annunciano Gesù ai loro figli. La parrocchia non può non aprirsi, allearsi, aiutare. Per potere aiutare bisogna conoscere, bisogna creare relazioni, è necessario che si formino gruppi familiari che creino contatti. Casa per casa. Attraverso gli asili, le scuole. Il programma pastorale è affidato alla libertà dello Spirito e non omologa. Ma chi recepisce questo invito diventa una cellula attiva che a sua volta porta questa proposta di libertà».

Una chiesa che si fa carico, che si prende responsabilità, che non si richiude in un circolo di adepti. Un sogno? «Una sfida» dice Gervasoni che ha annunciato l'apertura di quattro nuovi consultori, tre familiari (a Calusco, Clusone, Trescore) e uno per adolescenti al Patronato di Bergamo.

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