Treviglio, l'omicida non risponde
Oggi l'interrogatorio di convalida

Luigi Benedetto Marenzi - il 51enne trevigliese che martedì mattina ha ucciso a coltellate la moglie, Silvia Betti, 48 anni, nella loro abitazione di piazza della Repubblica - si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio cui è stato sottoposto dal parte del pubblico ministero Santoro. L'uomo si trova ora rinchiuso nel carcere di via Gleno, a Bergamo, e oggi, mercoledì, si presenterà davanti al giudice per le indagini preliminari per l'interrogatorio di convalida. Nel pomeriggio, invece, il pubblico ministero darà l'incarico a un anatomopatologo che dovrà poi eseguire l'autopsia sul corpo della vittima, la cui salma è ora composta nel cimitero monumentale di Bergamo, in viale Pirovano.

Cosa abbia scatenato la follia omicida dell'uomo è ancora tutto da stabilire.  La coppia, comunque, proprio matedì mattina, aveva un appuntamento con un legale per avviare la pratica di separazione: litigi e discussioni erano ormai all'ordine del giorno.

Intanto l'omicidio di piazza della Repubblica ha scosso vivamente la comunità di Treviglio. Silvia Betti è stata vittima del marito Luigi Marenzi, conosciuto in città per appartenere a una buona famiglia, con nonno e padre per decenni commercianti di carbone e una zia paterna ex insegnante di matematica e in passato preside delle scuole medie Cameroni. Una vita tranquilla la sua, supportata dalle tranquille condizioni economiche e caratterizzata in passato anche da un periodo di insegnamento in una scuola cittadina.

L'uomo che ieri ha ucciso la moglie, aveva lavorato per qualche tempo anche alla Same trattori, mandato da un'agenzia interinale: poi, due anni fa, rimase disoccupato. Una condizione che sembrava non avere toccato il suo equilibrio, evidentemente minato da altri fattori, fra questi una presunta relazione della moglie con un altro uomo.

Secondo il sindaco di Treviglio Ariella Borghi questo tragico episodio è la palese traduzione di un malessere diffuso: «Uno stato che caratterizza la società – ha dichiarato Ariella Borghi – che in questa occasione è venuto prepotentemente alla ribalta nella nostra città, che su certi fatti deve assolutamente meditare. Sono convinta che sia importante creare situazioni di aggregazione, dare la possibilità di inserimento alla gente che vive chiusa e defilata».

Ieri pomeriggio, davanti alla fabbrica di trattori Same, gli operai all'uscita ancora non sapevano dell'omicidio mattutino e alcuni di loro hanno ricordato a malapena la presenza di Luigi Marenzi in fabbrica.

Nel tardo pomeriggio di ieri la responsabile dello «Sportello donna» di Treviglio, Milva Facchetti, e alcune componenti della cooperativa «Sirio» che in convenzione col Comune gestisce il punto d'ascolto, si sono recate in piazza della Repubblica per deporre dei fiori sul luogo dell'omicidio. «È il minimo che potessimo fare in ricordo di una donna che ha subito la cieca violenza del proprio marito».

Su L'Eco di Bergamo in edicola mercoledì 13 ottobre uno «speciale» di quattro pagine sul delitto di Treviglio

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