Via Quarenghi, i residenti:
«Il blitz? Solo tanto rumore»

«Tanto rumore ma.... nientaltro». La questione del degrado di via Quarenghi tiene banco dopo l'ennesimo blitz delle forze dell'ordine scattato venerdì sera. In redazione arrivano segnalazioni dei residenti che raccontano, per esempio, di come «tutti i giorni dalle 13,00 in avanti gli spacciatori sono liberi di fare ricchi affari ... la sera urli di ubriachi di birra che viene venduta sino alle ore piccole in barba al coprifuoco, e spesso risse lancio di bottiglie». Leggiamo insieme cosa scrivono gli abitanti.

Scrive Massimo Vitali: «Gent.mo direttore, sono un abitante di Via Quarenghi con moglie e due figlie di 13 e 6 anni e come tutti gli abitanti della via soffro di quanto accade nella via. Ho letto in questi giorni i propositi dell'assessore, che sono simili a quelli di due anni orsono, senza che poi nulla sia stato fatto. Infatti il posto di polizia urbana fu creato dalla vecchia giunta, ma con una differenza: prima i vigili quanto meno percorrevano la via, diciamo che si facevano notare; oggi rimangono seduti misteriosamente dietro a un computer e rispondono a chi si allarmi di quanto succede di rivolgersi al comandante.

L'ufficio dell'assessore, che tanto aveva detto di trasferire nella via, è rimasto deserto. Tutto quello che è successo tranne la polizia per qualche raro intervento per rissa, è riassumibile in poche cose: la visita del sindaco con nuove promesse disattese durante la festa della via, un maldestro e senza significato concreto intervento alle 10 di sera (come ho detto ho due figlie piccole) dei carabinieri insieme a tre funzionari dell'Asl, un intervento con elicottero dei carabinieri nel pomeriggio di venerdì scorso (tanto rumore ma....). Nientaltro.

Tutti i giorni dalle 13 in avanti gli spacciatori sono liberi di fare ricchi affari vendendo la loro merce di morte (spesso anche a minorenni) sino a notte; la sera urli di ubriachi di birra che viene venduta sino alle ore piccole in barba al coprifuoco, e spesso risse lancio di bottiglie etc... Tutto questo davanti alle telecamere della Questura.

Mi rivolgo a Lei sig. direttore, al sindaco, all'assessore, perché le mie figlie non possono tornare da sole da scuola, non possono uscire nel pomeriggio senza pericolo e sono costrette ad assistere tutti i giorni allo spaccio, agli ubriachi, alle risse. Mi sarebbe gradita una risposta, non solo epistolare, ma che si possa vedere dalle mie finestre da parte del sindaco e dall'assessore ai quali suggerisco nuovamente di chiudere al traffico la via e di creare un'area pedonale anziché distribuire altre licenze. Le mie figlie hanno diritto a una vita normale non a promesse mai mantenute o polemiche a mezzo stampa.

Sono certo che vorrà pubblicare questa mia e trasmetterla alle autorità competenti. Grazie del suo aiuto».

Interviene anche Massimo Cortesi, presidente dell'Arci di Bergamo: «Il sindaco Tentorio, dopo che anche l'ultimo (ennesimo) controllo (forse è un eufemismo viste le forze in campo) dei carabinieri e dell'Asl in via Quarenghi ha trovato una situazione “non allarmante”, dice quanto è importante affrontare il tema “della sicurezza percepita oltre che di quella concreta”.

Io sono completamente d'accordo con lui: da tempo infatti la mia associazione, e altre realtà, fanno presente che nella via non vanno agite solo politiche repressive ma anche politiche attive e di coesione sociale e che, seppur alcuni importanti problemi esistono, gli stessi sono troppo enfatizzati  tanto da rendere la percezione della sicurezza  nella via (e la strumentalizzazione sulla stessa) oggettivamente  troppo pesante e negativa rispetto alla realtà.

La nostra associazione, avendo sede nella via, è cosciente di questa percezione: decine di persone che ci chiamano perché interessate ad un nostro evento culturale lo rifuggono dopo che apprendono che si svolgerà nel contesto di via Quarenghi. Puoi tu spiegare alla signora, che con la figlia vorrebbe partecipare ad un nostro corso, il fatto che la situazione  non è quella denunciata dai media o da certi politici, ma poi la signora ti richiama dicendo che il marito non si fida a mandarle in una via tanto pericolosa.

Come allora lavorare sulla percezione? Con azioni come il coprifuoco che spostano il problema solo “nel giardino del vicino”  o con azioni che invece prevedono controlli sistematici (ma non in stile rastrellamento) e nel contempo politiche attive? Continuando ad alimentare il senso di insicurezza o invece informando, con metodi di confronto che renderebbero  maggior giustizia, su quanto avviene nella via?  Perché a Bergamo la maggioranza si muove in maniera contraddittoria  dal reciproco livello nazionale?

Il nostro premier critica Saviano, che  denuncia la camorra perché da una immagine negativa del paese (ma la camorra esiste e Saviano denuncia dati alla mano), mentre a Bergamo si incrementa una negatività (anche di fronte a dati che parzialmente la smentiscono) non rendendosi conto che così agendo si allontanano tanto eventuali investitori che possibili frequentatori e si alimentano fenomeni quali la xenofobia?

Qualcuno potrebbe dirmi/dirci: “Ma oltre che a contestare, cosa proponete?”.  Noi di proposte ne abbiamo fatte diverse, da soli e con altri soggetti, anzi abbiamo investito  importanti risorse economiche per cercare di cambiare la realtà.  Inutile raccontare cosa abbiamo fatto, qualche altra idea l'abbiamo in serbo, partendo da quella di pedonalizzare la via come proposto dal Movimento Consumatori (sui cui non abbiamo fatto uno studio dell'impatto sul traffico sul resto delle vie e dunque preferiamo prima  approfondire il tema) a quella di realizzare una politica che favorisca  la nascita di negozi di vicinato (o aiuti i presenti) magari in forma cooperativa con la partecipazione di residenti, proprietari, commercianti e associazioni; dalla promozione di attività culturali  alla istituzione di mediatori di condominio ecc.

Però è inutile fare proposte unilaterali e dire "quanto siamo bravi": noi non possediamo tutte le competenze necessarie per risolvere un tale problema, e allora lanciamo l'idea di costituire un “patto per la coesione sociale nella via” che coinvolga residenti, commercianti, fruitori della via,  assieme a istituzioni, associazioni e a tutti gli altri soggetti presenti nella società bergamasca  per agire sui problemi e trasformare le negatività in positività, una via che divenga quella delle opportunità, del fare, dell'accoglienza, dell'impresa e del star bene. “Benvenuti in via Quarenghi”. Noi ci siamo, noi ci stiamo».

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