Pericolo di amianto in Bergamasca
Ce n'è tanto come un paese

Per stanarlo ci si son messi pure gli aerei. La stima finale è spannometrica, anzi, chilometrica: in Lombardia ci sono qualcosa come 85 chilometri quadrati di coperture in cemento amianto, per 2,8 milioni di metri cubi. Di questi, un decimo sarebbero nella Bergamasca: 8,5 chilometri quadrati di tetti, tettoie e affini a rischio. Un'area estesa quanto Ponteranica, oppure Caprino.

La mappatura dell'amianto è una cosa complicata. Se n'è occupata l'Arpa, anche attraverso voli dedicati e concentrati sul corridoio dell'A4 fra Milano, Bergamo e Brescia. Con una specifica: «I valori – spiega il report – sono sicuramente sottostimati, dato che non si considerano le superfici verticali o l'amianto che sta dentro agli edifici». Resta il fatto che amianto da bonificare ce n'è parecchio. Numeri più precisi, ma parziali, arrivano dal censimento avviato dalle Asl e condotto anche con segnalazioni dei privati cittadini: certificati in Lombardia oggi sono 1,5 milioni di metri cubi (la metà dello stimato), di cui 248 mila in bonifica (obbligatoria solo se ci sono ristrutturazioni o se è confermato lo stato di degrado), e 196 mila bonificati.

Per la cronaca: da inizio 2009 a inizio 2010 il censimento ha avuto una vera impennata, sintomo di una crescente attenzione di popolazione e degli enti, tanto che il quantitativo verificato è triplicato. Idem per le bonifiche, aumentate del 50% fra 2008 e 2009.
Restando ai censimenti, all'Asl orobica risultano 2.639 strutture con amianto, di cui 805 pubbliche e 1.768 private. Una ripartizione che ci vede al terzo posto in Lombardia sulla quota pubblica (prima di noi le 2.387 di Milano e le 1.730 di Mantova), ma al settimo su punti censiti in totale (prima di noi Milano, Mantova, Brescia, Cremona, Varese, Como). Nella Bergamasca le strutture pubbliche esaminate che sono soprattutto scuole edificate fra gli anni '50, '60 e '70, quelle private (universo delle tettoie e dei pollai a parte) sono soprattutto capannoni.

Di amianto ce n'è tanto, ma come è messo? Al bando nel '92, perché pericoloso per la salute, esiste ancora sul territorio. La buona notizia è che dalle analisi dell'aria (è pericoloso se si frantuma e nella Bergamasca il principale punto di rilievo è nel capoluogo, in via Meucci) risultano in generale pochissime fibre disperse. «L'amianto nelle coperture è in genere ben legato alla matrice di cemento», chiosa l'Arpa. Ma non bisogna perdere tempo.

Per eliminare l'amianto bisogna rimuoverlo e sapere dove metterlo. Portarlo lontano però fa aumentare i costi, cosa che scoraggia i privati (dirgli addio costa sui 20 euro al metro quadro). Si aggiunga che la Germania inizia a essere recalcitrante nel ricevere materiale e che quello degli smaltimenti illegali è un rischio reale. Per trovare la quadra è al lavoro la Regione, con l'assessorato al Territorio guidato da Daniele Belotti.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 7 dicembre

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