Parla il papà di Yara Gambirasio
«Mai avuto nemici nella mia vita»

«Chiedete in giro sul mio conto, non ho nulla da nascondere. Chi mi conosce lo sa: non ho nessun nemico, l'ho già detto, lo confermo ancora». Al telefono la voce di Fulvio Gambirasio è ferma e decisa. Lui non lo sa chi può aver fatto una cosa simile alla sua famiglia. Né il perché.

IL PAPA' DI YARA: «MAI AVUTO NEMICI NELLA MIA VITA»
«Chiedete in giro sul mio conto, non ho nulla da nascondere. Chi mi conosce lo sa: non ho nessun nemico, l'ho già detto, lo confermo ancora». Al telefono la voce di Fulvio Gambirasio è ferma e decisa. Lui non lo sa chi può aver fatto una cosa simile alla sua famiglia. Né il perché.

Lo dice ai giornalisti, lo ha spiegato anche agli inquirenti che gli hanno chiesto di segnalare qualsiasi minimo sospetto su qualcuno, anche all'apparenza poco rilevante, senza dar nulla per scontato. È vero, Yara potrebbe essere finita nelle mani di un balordo sconosciuto e incontrato per caso sulla sua strada. Ma se così non fosse, chi mai può aver avuto un movente per rapirla e per colpire così duramente la famiglia Gambirasio?

«Nemici non ne ho – puntualizza papà Fulvio – l'ho già detto e lo ripeto. Non ho mai avuto liti o discussioni particolari, neanche sul lavoro». Neppure con qualche operaio, sui cantieri che frequenta per motivi professionali, in qualità di geometra: «Il mio lavoro è ben impostato – spiega – e quando si verificano problemi intervengo per risolverli, come farebbe chiunque altro». Quella di possibili nemici, del resto, è soltanto una delle tante ipotesi che investigatori di carabinieri e polizia fanno, per cercare una pista da imboccare verso la soluzione del mistero.

Non una convinzione, soltanto una delle tante domande, troppe, che ancora restano senza risposta nel mistero della scomparsa di Yara: «Non lo dica a me», soggiunge papà Fulvio, che poi taglia corto: «Adesso mi scusi, devo andare a fare il bagnetto al bambino».

Fra le molteplici ipotesi sulla sparizione di Yara, gli inquirenti non possono scartare quella di un gesto compiuto per colpire la famiglia. Ma mamma Maura è educatrice in un asilo nido, papà Fulvio lavora da circa un anno e mezzo come geometra per la ditta «Gamba Coperture» di Brembate di Sopra, senza mai un intoppo, uno screzio, un litigio con qualcuno, stando alla testimonianza di chi lo conosce.

Il titolare dell'impresa, Paolo Gamba, non fa che confermare: «Ma quali nemici – dice – quando Fulvio va nei cantieri, i nostri clienti mi chiamano per ringraziarmi di aver mandato una persona così disponibile e capace». Prima di lavorare per la Gamba Coperture, Fulvio Gambirasio era alle dipendenze di un'impresa di allestimenti fieristici a Valbrembo e, prima ancora, in una ditta di pavimentazioni a Ponte San Pietro. Non ha mai avuto a che fare con il cantiere per la realizzazione del centro commerciale all'interno dell'area ex Sobea a Mapello, dove anche ieri i carabinieri hanno concentrato le ricerche utilizzando addirittura un georadar per scandagliare il cemento.

Quel cantiere dove lavorava anche Mohammed Fikri, il ventitreenne marocchino finito in cella e poi rilasciato, che prestava la sua opera per una ditta artigianale di Padova, in subappalto per la Lopav-Pima, impresa di pavimentazioni civili e industriali con sede a Ponte San Pietro.


PARLA IL COMMISSARIO PER LE PERSONE SCOMPARSE

Di quello che ormai vien definito «il caso Yara» ha subito colpito l'imponente dispiegamento di uomini e mezzi impegnati nelle ricerche. Segno di una svolta da più parti attribuita al caso Avetrana, in particolare allo stimolo dato dal tam tam mediatico, grazie al quale si sarebbe cominciato a riflettere seriamente sul fenomeno delle persone scomparse.

Ma, a ben vedere, basta confrontare due date per comprendere come il punto e a capo - per quanto riguarda il modus operandi di inquirenti e ricercatori - sia stato messo prima della scomparsa di Sarah Scazzi. La quindicenne di Avetrana sparì il 26 agosto. Il 5 dello stesso mese da Roma veniva diramato a tutte le prefetture d'Italia un corposo dossier, a firma Michele Penta, dal titolo «Linee guida per favorire la ricerca di persone scomparse».

Il prefetto Penta è il commissario straordinario del governo per la gestione del fenomeno relativo alle persone scomparse. È lui la figura di raccordo, il referente di tutte le realtà coinvolte a vario titolo nelle ricerche di chi, di punto in bianco, sparisce nel nulla. La sua nomina risale al 22 luglio 2009, ma la figura del commissario straordinario è stata istituita nel 2007 al ministero dell'Interno per metter mano a un fenomeno molto rilevante in Italia, con cifre che superano le 24.000 persone ancora da trovare.

Dando una rapida occhiata al documento (disponibile sul sito www.interno.it) pare di ripercorrere questi 16 giorni dalla scomparsa di Yara. Nel documento si parla sopratutto dell'importanza delle prime ore delle indagini. Ecco il punto di vista di Perna: «Nel caso di Yara, che sto seguendo da Roma con interesse e apprensione - spiega il commissario straordinario - le linee guida sono state seguite nel migliore dei modi. La speranza, ora, è che si formi un quadro tale da poter far trovare Yara viva». Dunque, aggiunge Penta, «tutto ciò che si doveva fare è stato fatto. Certo, nelle indagini ci vuole anche fortuna».

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