Croce Rossa in difficoltà economica
In Bergamasca 13 basi a rischio

Sono tredici le postazioni della Croce Rossa a rischio chiusura nella Bergamasca. L'emendamento per eliminare l'Irap a carico della Cri non ha avuto successo e il Comitato regionale dell'ente si trova ora nella stessa identica e preoccupante situazione in cui versa ormai da tempo: a rischio è la convenzione in essere con Areu.

Sono tredici le postazioni della Croce Rossa a rischio chiusura nella Bergamasca. L'emendamento per eliminare l'Irap a carico della Cri non ha avuto successo e il Comitato regionale dell'ente si trova ora nella stessa identica e preoccupante situazione in cui versa ormai da tempo: a rischio è la convenzione in essere con Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza, l'ente che coordina i servizi 118 per la Lombardia, ndr) e, se non cambieranno le posizioni in essere, la Croce Rossa sarà costretta a rinunciare a cento postazioni che ha in Lombardia, 13 delle quali sul territorio bergamasco, da Vilminore a Clusone fino a Zingonia.

«I costi sono aumentati e la Croce Rossa non può né deve lavorare in perdita – commenta Fernando Spada, commissario provinciale della Croce Rossa di Bergamo -. Siamo sorpresi di quanto sta accadendo ed è paradossale pensare che siamo gli unici enti in questo ambito a pagare l'Irap. Essendo noi un ente dello Stato siamo soggetti a questo pagamento, mentre le altre associazioni che operano nel nostro settore sono per lo più onlus e quindi non hanno questo costo». Resta il fatto che a giugno scade l'ennesima proroga della convenzione con Areu e se la Regione non alza il budget messo a disposizione per l'associazione – in virtù, secondo la Cri, di un effettivo aumento dei costi -, la Croce Rossa non ce la fa. A saltare nella Bergamasca sarebbero le quattro basi medicalizzate (Bergamo, Seriate, Ponte San Pietro e San Giovanni Bianco), la postazione con infermiere ad Alzano Lombardo e le postazioni di base di Bergamo, Bonate Sotto, Treviglio e Seriate, oltre a quelle che la Cri gestisce parzialmente a Vilminore, Clusone, Zingonia e Romano.

«Una situazione preoccupante – commenta Oliviero Valota, responsabile del 118 di Bergamo -. Se effettivamente a giugno la Croce Rossa si trovasse nelle condizioni di lasciare queste postazioni, emergerebbe un problema organizzativo, con gravi disagi a trovare risorse sostitutive che garantiscano tra l'altro la stessa qualità». La Croce rossa offre infatti, oltre al 118, guardia medica, telesoccorso, distribuzione dei viveri, protezione civile, trasporto dializzati, dimissioni ospedaliere ee ha una struttura molto radicata sul territorio.

E, tra l'altro, se saltano cento postazioni in Lombardia significa che saltano anche dei lavoratori: «Noi intanto abbiamo investito in mezzi e professionalità – continua Spada -, ma se le postazioni diminuiscono siamo costretti a lasciare a casa non solo i volontari ma anche i dipendenti, tutti con elevate professionalità». In tutta la Lombardia sono circa 500 alternandosi ai volontari, una settantina sul nostro territorio tra precari e interinali. Una situazione che, come evidenzia la stessa Areu, è rischiosa, tanto che il Comitato regionale della Lombardia di Croce Rossa ha in programma una conferenza stampa a Milano nel pomeriggio di giovedì 24 febbraio alle 14.30 per denunciare la grave situazione: «Giugno e la scadenza della proroga sono dietro l'angolo – commenta Spada -. I nostri costi sono ben evidenti a tutti: la speranza è che la Regione capisca le nostre esigenze».

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