Il vescovo: «Coro di lingue diverse
è segno di speranza per la città»

«Il vostro coro di voci di diverse lingue, nazioni e tradizioni può diventare segno di speranza e profezia per tutta la città. Spero che anche tanti bergamaschi vengano tra voi in questa chiesa per testimoniare la cattolicità della Chiesa».

«Il vostro coro di voci di diverse lingue, nazioni e tradizioni può diventare segno di speranza e profezia per tutta la città. Spero che anche tanti bergamaschi vengano tra voi in questa chiesa per testimoniare la cattolicità della Chiesa».

A mezzogiorno, nella chiesa di San Leonardo, il vescovo Francesco Beschi ha incontrato la comunità internazionale di Bergamo, composta da sudamericani, africani e asiatici. Erano presenti persone di ogni età e anche interi nuclei famigliari.

Il vescovo è stato accolto da un canto in lingua spagnola, al suono di strumenti sudamericani. «Siamo felici della sua visita - ha sottolineato una giovane boliviana salutando monsignor Beschi -. Ci riuniamo per proclamare le meraviglie di Dio nella nostra lingua, perché il Vangelo è un messaggio universale».

Il vescovo ha risposto subito ai saluti. «Grazie per le vostre bellissime parole. Questa Messa è sotto il segno dell'universalità e della partecipazione alla vita della Chiesa di Bergamo. Grazie per la testimonianza della vostra fede nonostante la lontananza dai Paesi dove l'avete ricevuta. Conservate nella nostra terra le vostre tradizioni religiose, che sono un legame costante con i vostri Paesi lontani. Ditelo ai vostri giovani».

La Messa è stata accompagnata da canti in lingua spagnola, francese e filippina, mentre le letture sono state proclamate in spagnolo, inglese e italiano. All'omelia il vescovo ha commentato il Vangelo del giorno (l'uomo saggio costruisce la casa sulla roccia, non sulla sabbia). «Il Vangelo è roccia. Perciò non basta conoscerlo, ma bisogna attuarlo nella vita pratica».

Al vescovo è stato donato un album fotografico con immagini di vita della comunità internazionale. Tra i concelebranti c'era don Massimo Rizzi, direttore del Segretariato migranti.

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