I farmacisti e le 76 denunce:
si chiarisca se è dolo o un disguido

Sgomento per quanto emerso dall'indagine e il desiderio di fare assoluta chiarezza sulle effettive responsabilità. Questa la posizione dei farmacisti bergamaschi dopo la notizia che 76 esponenti della categoria sono stati denunciati per truffa aggravata e falso.

Sgomento per quanto emerso dall'indagine e il desiderio di fare assoluta chiarezza sulle effettive responsabilità. Questa la posizione dei farmacisti bergamaschi dopo la notizia che 76 esponenti della categoria sono stati denunciati per truffa aggravata e falso.

Ferdinando Bialetti, presidente dell'Ordine di Bergamo: «È stato un fulmine a ciel sereno e sono molto amareggiato. Può essere che ci sia qualche "mela bacata", ma mi rifiuto di pensare che su un totale di 267 farmacie presenti nella Bergamasca, ci siano ben 76 farmacisti che hanno tentato di compiere delle truffe. Sono più orientato a pensare che si sia verificato un problema nell'aggiornamento dei dati anagrafici dei pazienti da parte dell'Asl: forse il danno sarebbe stato minore se fosse stata più tempestiva l'informazione relativa ai decessi. Questo ovviamente non discolpa il farmacista, ma evidenzia una possibile falla nel sistema, su cui bisogna riflettere».

Giovanni Petrosillo, presidente neoeletto di Federfarma Bergamo, spiega: «Sono rimasto sorpreso sentendo il numero dei denunciati e attendo di conoscere i dettagli della vicenda. È vero, la prova della consegna del materiale è la firma di accettazione: bisogna vedere se hanno firmato i farmacisti o altre persone, per esempio parenti di qualche paziente».

Dall'Asl di Bergamo il direttore generale Mara Azzi, per quanto riguarda i dubbi sollevati sull'aggiornamento dei dati, precisa: «Al di là di eventuali ritardi, che per altro non risultano e comunque non sarebbero imputabili all'Asl, rimane la responsabilità nella consegna del materiale a pazienti che risultavano deceduti».

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