Pianti, niente fiori e poche parole:
il ricordo dei compagni di Laura

Niente fiori sul banco, niente peluche, niente pupazzetti. I ragazzi della 4ª A del liceo linguistico da Vinci non vogliono commemorare Laura Bolazzi come si fa di solito in questi casi. Rifiutano il banco vuoto e con grande dolore e dignità ricordano la loro compagna.

Niente fiori sul banco, niente peluche, niente pupazzetti. I ragazzi della 4ª A del liceo linguistico Leonardo da Vinci non vogliono ricordare Laura Bolazzi come si fa di solito in questi casi. Sono spaventati dal banco vuoto in classe e lo rifiutano, cercando una normalità perduta.

Si stringono insieme, a piccoli gruppi, per ricordare la loro compagna, che se ne è andata via troppo presto, quando chissà quante altre cose c'erano da fare. «Mi aveva promesso di aiutarmi a recuperare l'insufficienza in francese», mormora una ragazza tra le lacrime. «Sognavamo la gita in Spagna», dice un'altra.

Anche il vice preside Luca Radici ha le lacrime agli occhi quando racconta che Laura, quest'anno, non doveva nemmeno iscriversi a scuola in Italia: «Sarebbe dovuta andare in Francia con la famiglia, l'anno scorso aveva salutato tutti perché pensava di andarsene. Poi però sono riusciti a rimanere in Italia. Se fosse partita…». Se, se, se. «Se le avessi scannerizzato gli appunti, non sarebbe dovuta venire a prenderli in scooter», si dispera una sua compagna, «Se solo avessi risposto al cellulare». Come sempre succede in questi casi, ognuno si sente in colpa, anche quando non c'è la minima ragione.

I ragazzi arrivano alle otto di venerdì mattina e si fermano in cortile, chi in silenzio, chi parla a bassa voce, chi piange. Il preside arriva e li porta in classe, dove a porte chiuse tiene un discorso per incoraggiarli, ma c'è ben poco da dire: «Davanti a una tragedia come questa le cose di tutti i giorni, i voti e le lezioni perdono di significato».

La famiglia ha già comunicato alla scuola che i funerali si terranno lunedì, in forma civile. L'ultimo saluto a una ragazza piena di interessi e di amicizie, che lascia un vuoto profondo in chi l'ha conosciuta. «Pensare che ieri mattina eravamo tutti contenti per un premio vinto da un nostro allievo», racconta il vice preside, «Poi un collega mi chiama e mi dice che sul profilo Facebook di un ragazzo ha letto che Laura era morta. Pensavo fosse il solito scherzo idiota. Poi ho visto decine di chiamate perse sul mio telefono, e ho capito».

Marina Marzulli

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