Parla Bossi: «Il cerchio magico?
Non esiste, adesso denuncio»

Bossi arriva a Romano, il popolo lumbard sventola bandiere e si spella le mani. I giornalisti tentano l'arrembaggio, ma sarà picche. Tanto poi la carne al fuoco la metterà lui stesso, parlando dal palco. Con un discorso in cui ci sarà anche un passaggio sulla vicenda che nella Lega ha scaldato e scalda gli animi.

Parliamo del cosiddetto «cerchio magico», il gruppo di persone fisicamente molto vicine alla famiglia del senatur che si dice sia contrapposta (per questioni di linea, di incarichi, di tutto) all'area dei colonnelli, Maroni-Calderoli-Giorgetti eccetera eccetera. Il passaggio di cui sopra è semplice: Bossi lancia Giacomo Stucchi come prossima guida del gruppo a Montecitorio.

Sullo sfondo, il fronte interno che si era aperto dopo la riconferma, ancora da parte di Bossi, di Marco Reguzzoni (in quota «cerchio») ma solo fino a dicembre. Una faccenda – prima tabù – di cui il senatur accetta adesso di parlare in un'intervista.

Ministro, la Lega si è messa a litigare.
«Sono solo stati giorni un po' complicati, ma la Lega va avanti. Non abbiamo di questi problemi».

Comunque dal palco ha fatto riferimento alla vicenda del capogruppo a Montecitorio. Ha risolto la questione Stucchi.
«Non c'era questione: Stucchi sarà il capogruppo. Non lo invidio, quell'incarico lì è pesante, c'è da stare a Roma...».

E il cerchio magico di cui tanto si parla?
«Ecco, per questa cosa denuncerò qualcuno. Mi han rotto le scatole».

Ma chi, i giornali?
«Non c'è nessun cerchio magico. Questa roba la dicono perché rompendo le scatole alla mia famiglia sperano di rompere le scatole a me, sperano che io molli. Ma sono tutte balle, queste del cerchio magico e della Lega che è divisa. La Lega è unita».

Il problema arriva dall'esterno?
«Sì. Non ci sono mai stati cerchi magici, tutte storie inventate. Siccome la Lega ha sempre vinto, adesso rompono. Pensano: se riusciamo a far saltare Bossi, magari otteniamo il risultato di far saltare tutti...».

Leggi l'intervista completa su L'Eco di lunedì 4 luglio

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