I sindacati dei pensionati
«Penalizzati dalla manovra»

I sindacati dei pensionati di Bergamo manifestano contrarietà e forte preoccupazione sul piano dell'equità sociale per alcune misure della manovra, a partire da quelle che penalizzano le pensioni in essere e quelle future.

I sindacati dei pensionati di Bergamo manifestano contrarietà e forte preoccupazione sul piano dell'equità sociale per alcune misure della manovra, a partire da quelle che penalizzano le pensioni in essere e quelle future.

Chiedono, in primo luogo, la modifica radicale della misura che riduce al 45% la rivalutazione rispetto all'inflazione delle pensioni da 3 a 5 volte il minimo. Questo intervento è particolarmente iniquo perché le pensioni in questione sono il frutto di contributi realmente versati dagli interessati nelle casse degli enti previdenziali.

A livello nazionale, ma anche sul territorio di Bergamo, oltre alle manifestazioni delle singole sigle che stanno susseguendosi in questi giorni, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil sono pronte a sostenere le proprie richieste di modifica con le necessarie mobilitazioni.

Valutiamo molto negativamente, al punto di ritenerla inaccettabile, la decisione del Governo che peggiora il sistema di rivalutazione delle pensioni. Tale sistema era stato riallineato in positivo, anche se in misura non ancora sufficiente, dal precedente Governo.

Chiediamo pertanto almeno il mantenimento del meccanismo attuale. Ricordiamo che, che già oggi, per una serie di cause concomitanti (fiscal drag non restituito e conseguente aumento della tassazione sulla pensione, congelamento al 2002 di una parte delle pensioni da rivalutare, indicizzazione parziale rispetto ai fattori reali di consumo delle persone anziane), i trattamenti pensionistici hanno subito negli ultimi anni una perdita del potere d'acquisto di circa il 30%.

Su 16,7 milioni di pensionati, oltre 8,5 milioni non raggiungono i 1000 euro di assegno e di questi 4 milioni ricevono una pensione mensile compresa tra 0 e 500 euro, redditi tali da porli all'interno delle fasce di povertà assoluta.

In provincia di Bergamo, la media delle pensioni lorde si attesta a 600 euro per le donne e a 1150 per gli uomini e nel 2010 il valore medio di una pensione a Bergamo è di 786 euro a fronte di 831 euro della media lombarda.

Il Governo continua a voler reperire risorse facendo pagare i soliti «noti». In tale logica si collocano anche i provvedimenti di rincaro delle varie imposte di bollo sui conti. Ricordiamo anche che la gran parte dei risparmi delle famiglie e spesso dei pensionati sono stati usati per aiutare i figli in difficoltà per la grave crisi economica che ha colpito il paese.

Anche il taglio del fondo per la non autosufficienza scarica sulle famiglie dei lavoratori e dei pensionati il peso dell'assistenza alle persone in stato di bisogno. La riduzione dei trasferimenti alle Regioni e ai Comuni metterà in seria discussione il mantenimento delle prestazioni ai cittadini pensionati e lavoratori.

Da questo punto di vista ci troviamo perfettamente in linea con quanto sostenuto dall'Anci nei confronti del governo. I tagli si aggiungono ai tagli e le politiche locali del welfare rischiano di saltare definitivamente privando i pensionati, ma non solo, di servizi e prestazioni necessarie ed essenziali, con buona pace del tanto decantato federalismo e della tanto propagandata valorizzazione del territorio.

È intollerabile rinviare la lotta a sprechi e ruberie più avanti nel tempo, è inaccettabile rinviare gli interventi di razionalizzazione e contenimento dei costi e dei privilegi della politica, è insostenibile prevedere la reintroduzione dei ticket (quota fissa di 10 euro su ogni ricetta per prestazioni specialistiche e di 25 euro per prestazioni di pronto soccorso non seguite da ricovero) a partire dal 2012.

I sindacati dei pensionati solleciteranno anche le confederazioni per interventi unitari ed incisivi al fine di modificare i contenuti del decreto appena varato in sede di riconversione in legge.

Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil di Bergamo

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