«Via l'auto a mio fratello drogato»
Le risposte: la famiglia non è sola

Non è caduto nel vuoto l'appello del lettore che, attraverso il nostro giornale, ha chiesto alle autorità e ai parlamentari bergamaschi più rigore per impedire a chi fa uso di stupefacenti di mettersi al volante dell'auto.

Non è caduto nel vuoto l'appello del lettore che, attraverso il nostro giornale, ha chiesto alle autorità e ai parlamentari bergamaschi più rigore per impedire a chi fa uso di stupefacenti di mettersi al volante dell'auto.

L'autore dell'appello ha descritto in una lettera la drammatica situazione del fratello dipendente da cocaina, che ha avuto diversi incidenti stradali, due dei quali negli ultimi sei mesi: la famiglia vorrebbe che gli venisse sospesa la patente per evitare altri incidenti, ma tutti i tentativi fatti fino ad ora non hanno prodotto risultati.

Anche perché il codice della strada parla chiaro: punisce «chiunque guida in stato di alterazione psicofisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti», cioè chi viene fermato dalle forze dell'ordine nel momento in cui guida sotto l'effetto di droga o subito dopo un incidente provocato dal suo stato di alterazione.

Insomma, bisogna essere colti sul fatto. Se lo scontro non viene rilevato da nessuna forza dell'ordine – come nel caso segnalato, in cui tra l'altro non erano coinvolti altri mezzi – non è possibile sospendere la patente «a posteriori» su segnalazione dei familiari.

Le reazioni alla lettera
La prefettura, interpellata, si dice disponibile ad approfondire il caso insieme ai familiari tramite il proprio ufficio di gabinetto, fermo restando che i presupposti di revisione della patente sono stabiliti dalla legge e che in questi casi è fondamentale accompagnare il familiare in difficoltà verso un percorso di recupero.

Intanto dal mondo politico arrivano le prime risposte all'appello. La senatrice Alessandra Gallone (Pdl) spiega: «Faccio mio l'appello di questo cittadino alla luce non solo del suo caso, ma anche dei molti incidenti provocati sulle strade italiane da persone in stato di alterazione. Sono tra i firmatari del disegno di legge 2.828 (quello che introduce il reato di omicidio stradale, ndr) presentato di recente per inasprire le pene nei confronti di chi provoca incidenti gravi o mortali dopo aver bevuto o assunto stupefacenti. La legge, comunque, con l'articolo 187 del codice della strada mette già a disposizione alcuni strumenti per contrastare il fenomeno: bisogna vigilare affinché la norma venga applicata in modo rigoroso».

«Più prevenzione»
Dalle file della Lega Nord la deputata Carolina Lussana evidenzia il coraggio del lettore «che ha portato l'attenzione sui rischi che il fratello può procurare a se stesso e agli altri», e aggiunge: «L'immediatezza della prova in questi casi è indispensabile per la sanzione, dunque bisogna essere rigidi nell'applicare le norme che già ci sono. Il disegno di legge sull'omicidio stradale è una proposta forte, che mira a inasprire le pene, ma bisogna puntare anche sulla prevenzione, attraverso controlli stradali e percorsi di educazione».

Anche il deputato del Pd Giovanni Sanga non lascia cadere l'appello: «Il dibattito in Parlamento per la revisione delle norme che regolano il codice della strada – spiega – è un'occasione per tenere conto di situazioni di difficoltà come quella segnalata dal cittadino che ci ha rivolto il suo appello, al quale assicuro la massima attenzione. Purtroppo non si tratta di casi isolati e deve esserci un impegno forte».

E l'onorevole Savino Pezzotta (Udc) aggiunge: «Comprendo l'appello della famiglia e credo che i parlamentari debbano pensare a come migliorare gli strumenti per contrastare il fenomeno. Penso anche, però, che serva un lavoro sul piano della prevenzione: dobbiamo chiederci come questa società può essere una "comunità educante", cioè in grado di trasmettere ai più giovani non solo competenze tecniche, ma anche valori di vita».

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