«Non ho più il Parkinson
A guarirmi è stata l'Inps»

«"Ho sconfitto il Parkinson!"». Inizia così la lettera di Fausto Coggi, un parkinsoniano che si è visto revocare la pensione di invalidità. Le associazioni dei disabili vanno all'attacco dell'Inps e delle relative commissioni, per un comportamento che definiscono vergognoso.

«Ho una notizia straordinaria: "Ho sconfitto il Parkinson!"». Inizia così la lettera di Fausto Coggi, un parkinsoniano che nei giorni scorsi si è visto revocare la pensione di invalidità. A Bergamo infatti non c'è alcun falso invalido e le revisioni sono ridotte a un misero 2%. Per questo le associazioni dei disabili vanno all'attacco dell'Inps e delle relative commissioni, per un comportamento che definiscono vergognoso

«Il Parkinson - prosegue Coggi - non mi costringe più a lavorare solo cinque ore, invalido al 46%, non mi costringe più a chiedere aiuto alla mia famiglia per le cose più semplici, quali allacciarsi le scarpe, abbottonare le camicie, fare un nodo, scrivere. Che sarei guarito l'ha dimostrato una superficiale visita, che ha sancito che non debba più essere aiutato finanziariamente. Allora torno a lavorare 8-10 ore come facevo una volta, mi devo convincere che se voglio riesco a fare tutto ciò che il Parkinson non mi consente di fare».

«Smetterò di prendere pastiglie con effetti collaterali pesanti - prosegue Coggi -. Me lo ha fatto capire quell'esperto di Parkinson che mi ha revocato la pensione di invalidità. Mi sento già meglio, mi rivolgo a lei (non voglio neanche sapere come si chiama). Quel che conta per me è che il nome non è importante, quello che conta è che lei non può giudicare la nostra malattia, in questo caso i miei 8 anni di malattia, con una ridicola visita durata 5 dico 5 minuti. Lei e il suo datore di lavoro (Inps) dovete cambiare metodologia. Io 8 anni fa ho dovuto, costretto dalla malattia, cambiare vita e lavoro. Costretto, come quando ho chiesto (è un mio diritto) una pensione d'invalidità».

«Ora - conclude Coggi - io farò ricorso, andrà come andrà, ma una cosa mi sento di dirvi: «Voi ci giudicate con superficialità, con arroganza, a volte con supponenza e ci dite cosa fare e come fare; ora ve la dico io una cosa: se non amate il vostro lavoro fatene un altro e lasciate il posto a chi lo ama e riesce a vedere oltre i numeri delle persone».

A Bergamo, dunque, non c'è falso invalido e le revisioni sono ridotte a un misero 2%. «È proprio così – osserva Giovanni Manzoni, presidente sia della Fand (la Federazione che raggruppa le associazioni dei disabili) sia dell'Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) di Bergamo –, perché non addentrandomi nel caso specifico del signor Fausto Coggi che non conosco nei dettagli (la lettera è pubblicata in prima pagina), è innegabile che quanto avviene a Bergamo nelle commissioni invalidi civili è inaccettabile. Il compito avuto dalla "macelleria" Inps è molto chiaro: ridurre il maggior numero possibile di assegni di invalidità, qualsiasi tipo di invalidità, Parkinson compreso. È quanto si prefiggeva la riforma del gennaio 2010, ma i risultati che si aspettavano non ci sono stati, almeno qui». Ma non sono certo i costi la nota più dolente del discorso.

«Che ci sia qualche cosa che non va nel lavoro delle commissioni è lampante – dice Manzoni – altrimenti non vedremmo gente morire quando non gli è ancora arrivato il verbale della visita. Gente deceduta quindici giorni dopo essersi vista negare l'assegno di accompagnamento. In una recente riunione all'Asl – prosegue Manzoni – abbiamo rimarcato per l'ennesima volta il comportamento che hanno i medici nelle commissioni. Non entriamo nel merito delle loro decisioni, ma riteniamo che sia doveroso da parte loro il rispetto verso la persona, rispetto che oggi non c'è. L'invalido che si reca alla visita è convinto di doversi rapportare con un medico. In realtà si trova di fronte un burocrate che controlla velocemente poche carte riguardanti una persona che chiede un diritto, mentre il burocrate ha quasi l'obbligo di non riconoscerglielo».





Ma nelle commissioni è presente anche un medico rappresentante l'associazione invalidi. «Vero – dice Manzoni – così come ci sono i rappresentanti dell'Asl, ma la decisione finale è in mano al medico dell'Inps (pure presidente della commissione): al nostro medico non rimane altro che segnalarci le situazioni meritorie di ricorsi. Sottolineo però che i verbali redatti dalla prima commissione vengono controllati da una successiva commissione dell'Inps, che li modifica quasi sempre, a volte annullandoli. Ciò costringe l'invalido a fare ricorso, con tempi lunghissimi e costi legali».

Prima di concludere, Manzoni sferra l'ultimo attacco alle commissioni. «Grave la situazione in tema di psichiatria infantile – spiega Manzoni –: in alcune province per tutti i ragazzi down viene riconosciuto un assegno di accompagnamento, da noi è un terno al lotto ogni volta. Fra tre settimane faremo un incontro tra i medici legali e i responsabili della Psichiatria di Bergamo per fare il punto: non è più accettabile andare avanti in base agli umori giornalieri del medico della commissione». Sul tema interviene anche Marco Guido Salvi, presidente associazione italiana parkinsoniani di Bergamo.

«È opportuno un centro di specializzazione per la diagnosi e la cura del Parkinson – dice Salvi –, con visite fatte da persone specializzate perché la diagnosi è difficile. Sul caso del signor Coggi, che non conosco nei dettagli, osservo che le sostanze usate per curare il Parkinson hanno effetti collaterali tali che se uno non è parkinsoniano muore nel giro di poco. Se un malato di Parkinson reagisce bene è perché i farmaci funzionano, ma ciò è per breve tempo e di certo non migliora la malattia. Così come non migliora il clima inquisitorio delle visite: giusto che lo Stato verifichi, ma doveroso ricordare che si ha di fronte un malato, non un delinquente».

Marco Conti

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