«Yara, il killer non è mancino»
E il dna conduce in provincia

«Il killer di Yara non è mancino». La notizia è arrivata mercoledì sera in apertura della trasmissione «Chi l'ha visto?» su Raitre, a smentita di una vecchia indiscrezione. Informazione, peraltro, mai confermata dagli inquirenti.

«Il killer di Yara non è mancino». La notizia è arrivata mercoledì sera in apertura della trasmissione «Chi l'ha visto?» su Raitre, a smentita di un'indiscrezione circolata il mese scorso (l'aveva annunciata un'altra trasmissione tv, «Quarto Grado» nell'edizione del 14 ottobre). Informazione, peraltro, mai confermata dagli inquirenti.

Le indagini proseguono a ritmo serrato sul dna: ci sarebbero almeno due profili genetici che mostrano alcuni punti di somiglianza con quello prelevato sugli indumenti di Yara. Il ceppo familiare sarebbe italiano, secondo indiscrezioni bergamasco. Gli investigatori stanno quindi cercando di risalire ai legami di parentela, ma è un lavoro lungo e difficile.

E soprattutto, potrebbe non portare a nulla di significativo: le somiglianze potrebbero essere del tutto casuali. Nulla trapela dal magistrato che conduce le indagini, Letizia Ruggeri: la Bergamasca resta la pista privilegiata per cercare l'assassino, ma nulla viene escluso e si continuano a prelevare dna, ormai arrivati a oltre ottomila tra polizia e carabinieri.

L'inviata di «Chi l'ha visto?» ieri sera ha riferito che la pista del killer mancino sarebbe priva di fondamento. La rivelazione era emersa nella puntata di «Quarto Grado» del 14 ottobre. Questo particolare però non era mai stato confermato dal magistrato né da fonti investigative. È stato già accertato, invece, che il killer ha utilizzato un taglierino da piastrellista.

«Chi l'ha visto?» ha ricordato anche l'iniziativa della scuola «Maria Regina» delle Orsoline di Somasca, dove Yara frequentava la terza media. Il Consiglio d'istituto, in accordo con la famiglia Gambirasio, ha infatti deciso di intitolare alla piccola ginnasta la palestra dell'istituto.

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