Salvi i due lecchesi, ma che rischio
Il Soccorso alpino: superficialità

Hanno riabbracciato i familiari alle 3,15 nella sede del Soccorso alpino di Clusone, dopo una lenta discesa dalla vetta centrale del massiccio della Presolana. I due giovani lecchesi sono stati recuperati sani e salvi. Il Soccorso alpino: «Troppa superficialità».

Hanno riabbracciato i familiari alle 3,15 nella sede del Soccorso alpino di Clusone, dopo una lenta discesa dalla vetta centrale del massiccio della Presolana. Andrea De Marco e Roberto Micciché, i due escursionisti di Cassago (Lecco) di 22 e 23 anni che domenica si sono persi sulle nostre montagne sono stati recuperati sani e salvi, anche se un po' infreddoliti.

I due sono arrivati sabato al bivacco Città di Clusone, dove hanno passato la notte. Alle 9 di domenica sono partiti pensando di arrivare e tornare nel giro di 8 ore. Ma per loro era la prima volta in Presolana e si sono persi: sono riusciti a raggiungere la cima soltanto alle 18. A quel punto hanno chiamato il 118, che ha messo in moto la macchina dei soccorsi.

«Siamo riusciti a parlare con loro solo due volte, brevemente, perché il cellulare non prendeva - spiega Renato Ronzoni, responsabile della IV delegazione Orobica del Soccorso alpino -. Ho mandato anche degli sms a cui non hanno risposto. Le squadre sono partite, perché in questi casi è indispensabile muoversi immediatamente.

«Tre tecnici alpinisti sono saliti dal canale Bendotti, che è molto ripido e di solito pieno di neve e ghiaccio – continua Ronzoni –. A quell'ora era buio fitto e l'intervento è stato molto rischioso: abbiamo messo a repentaglio l'incolumità dei nostri volontari. Alle 22 circa li hanno raggiunti in vetta, a quota 2.500, dove c'erano quattro gradi sottozero».

Il lieto fine domenica c'è stato, ma il comportamento dei due lecchesi ha messo a rischio la loro vita e quella dei soccorritori: «Per tutta l'estate abbiamo effettuato interventi di soccorso dovuti alla superficialità con cui si affronta la montagna - conclude Ronzoni -. Non si può affrontare un'escursione senza l'attrezzatura adeguata, senza conoscere il posto, senza informarsi prima sulla presenza di un bivacco per la notte. Finora non ci sono state situazioni tragiche, ma non so fino a quando queste persone potranno avere fortuna».

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