Polemica tra gli studenti in corteo
Uova e tensioni, un giovane in questura

Gli studenti bergamaschi sono scesi in piazza per il diritto allo studio. Due associazioni studentesche si sono dissociate su come la manifestazione si è svolta, tra uova lanciate e tensioni davanti alla Banca d'Italia. Un giovane in Questura.

Gli studenti bergamaschi sono scesi di nuovo in piazza: nella mattinata di giovedì 17 novembre si è svolto infatti un corteo per il diritto allo studio organizzato dal Movimento studentesco.

La scelta della giornata di protesta non è casuale: il 17 novembre da oltre sessant'anni è una data simbolica per gli studenti. In quel giorno, nel 1939, diversi studenti e docenti cecoslovacchi che manifestavano contro la guerra, furono arrestati e uccisi dai nazisti. Nel 1941 alcuni gruppi di studenti in esilio decisero che la data del 17 novembre sarebbe stata quindi assunta come giornata internazionale di mobilitazione studentesca, l'International Students Day: una mobilitazione per ricordare il massacro e rivendicare il diritto allo studio per tutti.

La manifestazione bergamasca - che ha visto la partecipazione di circa 200 studenti - ha toccato le principali vie del centro, bloccando il traffico che si è fatto difficoltoso. Numerosi gli striscioni a favore di una scuola che garantisca i diritti degli studenti.

Tensioni, in particolare, si sono verificate davanti a Confindustria dove alcuni manifestanti hanno lanciato delle uova e davanti alla Banca d'Italia: qui alcuni studenti hanno cercato di attaccare uno striscione davanti all'istituto di credito, con però il divieto delle forze dell'ordine. Lo striscione recitava questo slogan: «Nè Tremonti nè Monti non facciamo sconti» e nei momenti concitati della manifestazione un giovane è stato accompagnato in questura per essere identificato mentre un altro si sarebbe sottratto al fermo degli agenti grazie all'aiuto di un gruppetto di manifestanti che lo avrebbe «strappato» di mano alle forze dell'ordine.

Il corteo si è poi fermato davanti a Palazzo Frizzoni dove si è svolta un'assemblea: gli studenti hanno evidenziato i tagli all'istruzione del governo, contestando anche il neogoverno tecnico Monti e criticando la Regione Lombardia «che avvantaggia le scuole private a discapito di quelle pubbliche». Per i toni caldi della manifestazione organizzata dal Movimento studentesco, il gruppo Diversamente informati (legato all'Università di Bergamo) e la Federazione degli studenti si sono dissociati su come il corteo si è comportato.

«Il 17 novembre è la giornata Internazionale per il diritto allo studio - recita il comunicato della Federazione degli studenti -. Per questo motivo siamo scesi in piazza in quanto riteniamo che manifestare per difendere i propri diritti sia importante. Infatti siamo convinti che l'istruzione necessiti di maggiori investimenti poich essa un importante strumento per superare la crisi economica e sociale. La scuola la base su cui costruire il futuro dei giovani. Tuttavia ci teniamo a sottolineare il nostro disappunto rispetto a quanto accaduto presso la sede della Banca d'Italia che ha coinvolto anche lavoratori estranei all'oggetto di protesta. Pensiamo che la manifestazione studentesca debba svolgersi in modo pacifico,costruttivo e nel totale rispetto di luoghi e persone».

Dello stesso tenore il comunicato degli studenti di DiversaMente InFormati: «Vogliamo fare alcune precisazioni circa la manifestazione - hanno scritto -. La nostra associzione nei giorni scorsi ha invitato gli studenti a scendere in piazza perchè ritiene che il 17 Novembre possa essere un giorno importante per permettere agli studenti medi e universitari di riflettere sulla propria condizione e prendere coscienza dei propri diritti. Tuttavia ci dissociamo fermamente da quanto accaduto in città: in particolare per la scarsa organizzazione che ha contribuito a perdere di vista l'obiettivo reale della giornata. Si è parlato di politica e trasporti, ma senza andare a fondo le critiche risultano non solo ripetitive, inefficaci e controproducenti. Tale modo di manifestare procura un danno a tutte le componenti studentesche, perpetuando lo stereotipo negativo dello studente nullafacente e facinoroso».

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