Locatelli, un geologo fa chiarezza
«Per i sottofondi fino al 30% di riciclato»

Rifiuti recuperati da demolizioni (tecnicamente materie prime secondarie trattate) possono essere utilizzati nella realizzazione di opere stradali. Lo spiega Antonio Galizzi, geologo di Bergamo, ex membro della Consulta cave della Provincia.

Rifiuti recuperati da demolizioni (tecnicamente materie prime secondarie trattate) possono essere utilizzati nella realizzazione di opere stradali. Lo spiega Antonio Galizzi, geologo di Bergamo, fino al marzo scorso membro della Consulta cave della Provincia in rappresentanza delle associazioni ambientaliste. «Ovviamente devono avere caratteristiche ambientali e geotecniche adeguate – precisa l'esperto –. Una circolare ministeriale prevede l'uso fino al 30% di materiale riciclato per sottofondi stradali. Non so esattamente che percentuale fosse prevista nel capitolato di Brebemi, ma probabilmente è mancato il controllo».

Secondo Galizzi, infatti, sarebbero bastati, per evitare l'uso di materiale improprio, «analisi a campione senza preavviso e una direzione dei lavori con polso più fermo. Se vedo i camion portare piastrelle anziché materiale adatto li faccio tornare indietro, e sarei tenuto a denunciare l'accaduto alle autorità competenti, non li faccio scaricare. Chi fa queste attività, inoltre, molto spesso si autocertifica con laboratori di fiducia: manca quindi un controllo super partes».

Infine «non c'è nessun Piano che individui la localizzazione delle discariche - chiarisce -. Il Piano rifiuti, ad esempio, indica quantitativi prodotti e da smaltire, ma non individua una localizzazione specifica per lo smaltimento. Se voglio fare una discarica e ho a disposizione un terreno o una cava, devo quindi fare richiesta alla Provincia, che darà parere di compatibilità o meno in base anche a criteri regionali e alle valutazioni ambientali. È ovvio che sarà comunque più facile ottenere un'autorizzazione per il riuso a questo scopo di una cava, che è già un "vuoto" da riempire, che di un terreno vergine. Con le cave si sa già in partenza che nell'80% dei casi il rischio è quello di ritrovarci poi una discarica, il modo più veloce di recupero e di soluzione dello smaltimento rifiuti e materiali inerti».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 5 dicembre

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