Frode fiscale nel settore pubblicitario
Fatture false per 57 milioni, 43 denunce

La Guardia di Finanza di Bergamo ha concluso dopo due anni di intense indagini, l'operazione «Charlie», sgominando un'associazione a delinquere bergamasca dedita alla frode fiscale. Scoperte fatture false per 57 milioni, 43 le denunce.

Acquistavano diritti per l'allestimento e lo sfruttamento degli spazi pubblicitari in occasione di eventi sportivi (in particolare gare ciclistiche), interponendo società che emettevano fatture false, con l'obiettivo di abbattere i ricavi, vantare credito di imposta e, dunque, pagare meno tasse. Il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bergamo ha concluso dopo due anni di intense indagini, l'operazione «Charlie», sgominando un'associazione a delinquere dedita alla frode fiscale. L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica orobica con il sostituto procuratore Laura Cocucci, ha fatto emergere l'esistenza di una fitta rete di imprese, guidate da un'importante società di advertising con sede in Bergamo, la Pragma Adv Spa», dedita sistematicamente alla frode fiscale nel settore pubblicitario in ambito sportivo.

Tale società deteneva i diritti per l'allestimento e lo sfruttamento degli spazi pubblicitari in occasione di eventi sportivi che venivano acquistati da alcune associazioni sportive compiacenti. Queste in qualità di organizzatrici degli eventi, curavano la collocazione in calendario delle gare e la ricezione delle iscrizioni dei partecipanti. Successivamente le associazioni sportive cedevano i diritti, peraltro già gonfiati fin dall'origine, ad altri soggetti, indicati sempre dalla società bergamasca, che, a loro volta, li rivendevano ad altre società. Solo dopo due o tre passaggi i diritti ritornavano, gonfiati dalle false fatturazioni, nuovamente alla società orobica.

In sostanza, nel rapporto reale tra le associazioni sportive e la società di pubblicità si interponevano varie imprese con il ruolo di cartiere, rilasciando fatture false a seconda delle necessità e del committente l'incarico.
Praticamente, nel rapporto reale tra associazioni sportive e la società pubblicitaria - secondo i militari - sarebbero state interposte altre società, che avrebbero svolto il ruolo di «cartiere», cioè quello di rilasciare fatture per operazioni inesistenti.

Società in possesso di regolare partita Iva, ma che mancano di qualunque struttura e sono dirette da meri prestanome. Con questo meccanismo, hanno ipotizzato gli inquirenti, la società bergamasca acquistava i diritti pagandoli un tot, ma - attraverso presunte fatture per operazioni inesistenti - avrebbe fatto figurare pagamenti maggiori, allo scopo di incrementare (solo sulla carta) i propri costi, abbattere i propri ricavi e quindi l'imponibile, evadendo l'Iva, accumulando crediti d'imposta e accantonando fondi neri da usare all'oscuro del Fisco.

All'inizio del 2010 l'indagine aveva portato all'esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due soci dell'azienda bergamasca con il coinvolgimento di 13 soggetti. Sottoposti a sequestro la maggioranza delle quote del capitale sociale di 11 imprese, un immobile ed i saldi attivi dei conti correnti delle persone coinvolte.

Al termine di questa prima fase di indagini, il Tribunale di Bergamo lo scorso aprile ha condannato a seguito di ordinanza di patteggiamento, 9 responsabili, comminando pene per complessivi anni 10 di reclusione, disponendo inoltre, la confisca dei beni e dei valori già oggetto di sequestro preventivo; altri 4 soggetti hanno scelto il rito ordinario.

L'attività delle Fiamme Gialle bergamasche non sì è però fermata a questa prima tranche, acquisendo ulteriori elementi che hanno consentito di individuare e denunciare altri 30 soggetti per i quali è prossimo il rinvio a giudizio. Questa nuova fase investigativa ha visto coinvolte ulteriori associazioni sportive e società «cartiere», le quali tramite il medesimo meccanismo di frode, questa volta, con una società bresciana all'apice del sistema (collegata tramite un soggetto coinvolto a quella bergamasca), hanno continuato ad operare, ampliando il raggio d'azione alla provincia di Brescia.

L'attività investigativa complessivamente svolta si è conclusa con la denuncia di 43 responsabili per reati di associazione a delinquere finalizzata ad evadere le imposte mediante l'emissione/annotazione di fatture per operazioni inesistenti e falsità in scrittura privata. Le imprese/associazioni coinvolte sono complessivamente 44 e nei loro confronti sono stati avviati i conseguenti accertamenti fiscali. L'attività di verifica posta in essere, oltre al recupero dell'Iva sulle false fatture per oltre 57 milioni di euro, ha altresì permesso la constatazione di omessi ricavi per un importo superiore a 19 milioni di euro. Inoltre sono state accertate violazioni alla normativa antiriciclaggio per trasferimento di denaro contante sopra la soglia all'epoca consentita di 5.000 euro, per un totale complessivo di 8 milioni di euro.

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