Tutta Bergamo saluta Tremaglia
Tentorio: «Amico e maestro»

«Mio nonno? Si definiva un pessimo politico perchè pensava a voce alta, ma era fiero di essere bergamasco. E per me è stato un grande italiano e un grande nonno». Lo ha detto Andrea Tremaglia nella sala consiliare di Palazzo Frizzoni.

«Mio nonno? Si definiva un pessimo politico perchè pensava a voce alta, ma era fiero di essere bergamasco. E per me è stato un grande italiano e un grande nonno». Poche parole pronunciate da Andrea Tremaglia nella sala consiliare di Palazzo Frizzoni prima dell'addio all'ex ministro degli Italiani nel mondo nella chiesa di San Bartolomeo.

L'ultimo viaggio di Mirko Tremaglia è iniziato attorno alle 10 nella sede della federazione in via Locatelli, dove si sono concentrati familiari, amici, conoscenti e tanti, tantissimi bergamaschi. Il feretro è stato poi trasportato a Palazzo Frizzoni. Quindi alcuni autorità e amici - fra i quali Amadeo, Fabrizi e Jannone - hanno portato a spalla la bara nella sala del consiglio comunale, dove si è tenuta una commemorazione.

«E' stato un amico e un maestro - ha detto il sindaco Franco Tentorio -, non è facile per me fare distinzioni fra l'aspetto istituzionale e l'amicizia. Ricordo con forza l'impegno di Tremaglia per la sua Bergamo, ad esempio per l'accademia della Guardia di Finanza, ma ricordo soprattutto il suo orgoglio di bergamasco e quanto fatto per i propri conterranei nel mondo».

Il nipote Andrea ha tratteggiato poi un profilo del nonno suscitando al termine calorosi applausi che sono risuonati sotto la volta della sala consiliare. A Palazzo Frizzoni è inoltre intervenuta la Fanfara dei Bersaglieri «Scattini», mentre l'agente di Polizia Ludovica Pelliccioli ha cantato l'Inno di Mameli.

Successivamente un corteo ha accompagnato il feretro nella chiesa di San Bartolomeo per le esequie. Numerosi i politici presenti, in rappresentanza di tutti gli schieramenti politici. Fra i tanti ricordiamo: Bocchino, La Russa, Della Vedova, Di Pietro, Misiani, Stucchi, Pirovano, Sanga.

Il rito religioso è stato presieduto da padre Roberto Taddei, economo dei dominicani, c'erano anche monsignor Lucio Carminati e don Domenico Locatelli, al 2003 al 2008 direttore nazionale Migrantes per la Cei. Nella sua omelia padre Roberto ha sottolineato: «L'esperienza della morte è un passaggio doloroso e faticoso, ma pur sempre un passaggio. Credo che Mirko abbia tante cose da portare lassù, tante fatiche, tante gioie e tanti dolori, ma alla fine resta il bene che ha fatto e ha lasciato».

Prima dell'elevazione, la fanfara dei Bersaglieri ha suonato il silenzio. In tanti hanno ricordato Mirko Tremaglia prendendo la parola: Fabrizio Fabrizi, Amedeo Amadeo, la senatrice Alessandra Gallone, l'onorevole Giorgio Jannone, un esponente degli italiani in Europa, il nipote Andrea, Iris Moneta, la donna che Tremaglia aveva aiutato nel riavere la figlia che era stata rapita dal marito siriano, e l'onorevole Massimo Corsano che ha letto una lettera che il figlio Marzio, durante la sua malattia, scrisse al padre Mirko. In chiesa c'era una corona del presidente della Repubblica.

IL TELEGRAMMA DI NAPOLITANO

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un telegramma alla vedova di Mirko Tremaglia e alla sua famiglia, in occasione dei funerali: «Partecipo con animo commosso al dolore della consorte e dei familiari per la scomparsa di Mirko Tremaglia - scrive il Capo dello Stato - con il quale ho condiviso lungi anni di impegno nel Parlamento italiano e anche nell'assemblea parlamentare della Nato. Le diverse esperienze e posizioni ideali non ci impedirono mai di sviluppare rapporti di sincera stima reciproca sul piano umano e nello svolgimento delle nostre funzioni con senso di responsabilità nazionale. Ricordo la sua sempre viva passione e operosità, e anche la dignità con cui visse il momento per lui personalmente più atroce. Resta particolarmente forte - conclude il Capo dello Stato - l'impronta del suo impegno per dare voce e rappresentanza agli italiani operanti all'estero e del suo sforzo di partecipazione politica fino all'estremo delle sue energie».

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