Nuova tegola sulla Locatelli
In liquidazione quattro società

Quattro società del gruppo Locatelli sono state poste in liquidazione volontaria. Si tratta della «Locatelli geom. Gabriele Spa», della «Locatelli lavori», della «Locatelli trasporti» e della «Locatelli asfalti».

Quattro società operative del gruppo Locatelli sono state poste in liquidazione volontaria. Si tratta della «Locatelli geom. Gabriele Spa», holding del gruppo di Grumello del Monte travolto dall'inchiesta Brebemi, della «Locatelli lavori», della «Locatelli trasporti» e della «Locatelli asfalti».

La decisione è stata formalizzata nel corso dell'assemblea straordinaria dei soci del 30 dicembre scorso e gli atti sono già stati inoltrati al tribunale, come prevede la procedura, mentre contestualmente è stata chiesta la cassa integrazione straordinaria per tutti i 300 dipendenti del gruppo, 150 dei quali erano impiegati nei cantieri della costruenda autostrada direttissima Brescia-Bergamo-Milano e ora sono a casa senza lavoro.

I conti correnti delle quattro società (e anche di altre tre del gruppo) sono stati infatti congelati dalle banche a seguito dell'inchiesta che, a fine novembre, aveva portato in carcere il presidente del gruppo, Pierluca Locatelli, accusato di corruzione e traffico illecito di rifiuti con altre nove persone, tra cui l'ormai ex vicepresidente del Consiglio regionale, Franco Nicoli Cristiani. Alla base della decisione delle società c'è l'impossibilità di «garantire la continuità aziendale» dopo l'inchiesta della magistratura. Locatelli aveva già lasciato tutti gli incarichi nelle aziende. Oltre al congelamento dei conti correnti delle società del gruppo da parte degli istituti di credito, che hanno portato anche al blocco temporaneo degli stipendi dei dipendenti, a seguito dell'indagine della Procura di Brescia sono stati anche bloccati i contratti che la Locatelli aveva in essere con il «Consorzio Bbm» (che si occupa della realizzazione dell'autostrada).

Intanto Pierluca Locatelli resta in carcere a Milano, così come Nicoli Cristiani: il tribunale del Riesame ha infatti respinto l'istanza dei difensori, che chiedevano misure meno afflittive per i loro assistiti. Nei prossimi giorni l'imprenditore bergamasco – accusato di aver versato una tangente da 100 mila euro a Nicoli Cristiani per favorire l'iter di apertura di una discarica di amianto nel Cremonese, oltre che di traffico illecito di rifiuti smaltiti nel sedime Brebemi – potrebbe essere di nuovo interrogato dai magistrati milanesi.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo dell'11 gennaio

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