Giglio, 2 bergamaschi sulla nave
Don Dossi: i naufraghi in chiesa

Ci sono 2 bergamaschi fra i croceristi della nave che ha urtato uno scoglio all'Isola del Giglio. Sono padre e figlia di Ornica. Fra i primi a portare aiuti, don Vittorio Dossi di Villa d'Almè, parroco sull'isola che ha aperto le porte della chiesa.

Mamme che in preda alla disperazione cercavano i loro bambini. Mariti che chiamavano le proprie mogli. Persone infreddolite e disperate, bisognose di coperte e di abiti asciutti, delle prime medicazioni. Ha visto l'abisso negli occhi dei naufraghi della Costa Concordia, don Vittorio Dossi, 71 anni, sacerdote bergamasco della Comunità missionaria del Paradiso, dal 1992 parroco sull'Isola del Giglio.

Pochi minuti dopo la mezzanotte una telefonata ha svegliato di soprassalto don Vittorio, nativo di Almenno San Salvatore ma cresciuto alle Ghiaie di Villa d'Almè. «Una nave si è incagliata e sta affondando a cinque miglia dalla costa: ci sono oltre quattromila naufraghi a cui dare una sistemazione», gli hanno comunicato i primi soccorritori. Don Vittorio Dossi non ha perso un solo minuto. È corso a spalancare il portone della chiesa di San Pietro Apostolo della parrocchia di Giglio Castello per accogliere quante più persone poteva tra i sopravvissuti al naufragio della nave da crociera Costa Concordia al largo delle coste toscane. «È stato un incubo: una confusione infernale, urla e disperazione – racconta don Dossi, ancora sconvolto per la tragedia –. Più di duecento persone hanno trovato accoglienza nella parrocchiale, ma anche la chiesa non poteva bastare. C'era molta altra gente che ancora stava male e aveva bisogno di aiuto. Siamo riusciti a ospitare altri naufraghi nell'ex scuola materna della zona. Ma quello che più mi ha riempito il cuore è stata l'immensa generosità degli abitanti dell'isola, che si sono adoperati i modo encomiabile per far fronte a questa emergenza».

Senza un attimo di sosta, per tutta la notte, i gigliesi hanno portato materassi, coperte, bevande calde, frutta, viveri e soprattutto vestiti sia nella chiesa parrocchiale che nella scuola materna della zona alta dell'isola, dove più di quattrocento persone della Costa Concordia hanno potuto trovare ristoro e accoglienza. Per loro è stata una lunga notte da paura. Don Vittorio non ha più chiuso occhio dopo la telefonata della mezzanotte: solo nel pomeriggio di ieri, quando i naufraghi hanno iniziato a lasciare l'isola, l'emergenza è iniziata a rientrare. «I passeggeri erano di ogni nazionalità: c'erano tedeschi, inglesi, giapponesi, indiani e coreani – spiega al telefono don Vittorio –. Abbiamo dato loro tutto quello che avevamo: gli ho dato persino le mie scarpe e i miei vestiti. La confusione era generale: c'erano mamme disperate che avevano perso i loro bambini e mi chiedevano di far loro sapere dove erano. Ho fatto tantissime telefonate nei vari punti di accoglienza per riuscire ad avere notizie e rintracciare i loro bimbi. Alla fine per fortuna ce l'abbiamo fatta, ma l'agitazione era davvero esasperante». Don Vittorio riferisce che sull'Isola del Giglio sono state aperte scuole elementari e medie, municipi, bar e alberghi, ma anche case private, per riuscire a dare un posto coperto a tutti i sopravvissuti, ma molte persone hanno trascorso la notte in piazza al freddo. «Alcuni passeggeri mi hanno raccontato della disgrazia – aggiunge il parroco dell'isola –. Mi hanno riferito che stavano cenando e all'improvviso sono stati spaventati da un forte boato, prima che tutte le luci all'interno dell'imbarcazione si spegnessero. La nave sembra poi essersi spostata sulla parte sinistra e dopo qualche minuto si è girata sulla parte destra. I passeggeri sono usciti e hanno raggiunto il ponte. Grazie ai soccorritori sono stati portati in salvo sull'isola con scialuppe ed elicotteri. Alcuni di loro si sono però gettati in mare per mettersi in salvo rischiando l'assideramento». Nel pomeriggio di sabato la maggior parte dei naufraghi aveva già lasciato l'Isola del Giglio per far rientro a casa. «La chiesa e l'ex scuola materna ora (ndr, ieri sera) sono vuote – precisa don Vittorio Dossi –. I quattrocento passeggeri della nave da crociera che abbiamo ospitato hanno raggiunto la terra ferma via traghetto. «Da Porto Santo Stefano e Grosseto si sono quindi diretti verso le località di provenienza – continua il parroco –. L'inferno sembra finito, ma è stata una disgrazia immane in cui tre persone hanno perso la vita e molte altre sono rimaste ferite. Una tragedia che rimarrà nella storia dell'isola: nella disperazione e nella grave emergenza i gigliesi hanno saputo dimostrare tutta la loro bontà unita a una solidarietà concreta».

Gabriella Pellegrini

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