Martina (Pd): Occasione persa
nonostante 12mila firme di cittadini

Il Partito democratico interviene sul voto della maggioranza di centrodestra in Regione a favore del «non passaggio all'esame degli articoli» della legge di iniziativa popolare per la riduzione dei costi della politica. Contraria la minoranza.

Il Partito democratico interviene sul voto della maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale a favore del «non passaggio all'esame degli articoli» della legge di iniziativa popolare per la riduzione dei costi della politica, con la contrarietà delle opposizioni.

Pdl e Lega hanno in sostanza accolto la relazione della Giunta secondo cui «il risultato raggiunto con la legge regionale 21/2011 (la legge bipartisan per l'abolizione dei vitalizi e del trattamento di fine mandato e la riduzione del 10% delle indennità di funzione n.d.r.) sia il più equo risultato raggiungibile», si legge in una nota del Pd.



«È proprio questa conclusione - continua il comunicato - che non ha convinto il Pd, che ha votato, invano, a favore del passaggio alla discussione dell'articolato».

«Abbiamo promosso noi la legge regionale sui costi della politica ma non condividiamo affatto le conclusioni della maggioranza – spiega il consigliere del Pd Maurizio Martina -. La legge d'iniziativa popolare era un'occasione per tornare sul testo approvato a dicembre migliorandone alcuni aspetti. Un'occasione che è andata persa, nonostante ci fosse la spinta di oltre dodicimila firme di cittadini. Non condividevamo tutte le proposte contenute in quel testo e molte sono meno significative di quelle introdotte nella legge appena approvata, ma ciò non toglie che con la chiusura a priori della maggioranza non si è potuto discutere alcunché, nemmeno delle nostre proposte, avanzate già durante i lavori del comitato ristretto, di aumentare da 60 a 65 anni l'età necessaria a percepire i vitalizi per coloro i quali hanno già maturato il diritto, e di introdurre un contributo di solidarietà a carico degli ex consiglieri già beneficiari del trattamento pensionistico del Consiglio».

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