La guerra tra Sacbo e Sea
Una storia di amici-nemici

Antico proverbio: i parenti sono come le scarpe, più sono stretti e più fanno male. In tal senso il rapporto tra Sacbo e Sea è un caso di scuola. Soci, vicini - a forse troppo - a tratti alleati, spesso rivali. Amici-nemici, per farla breve.

Antico proverbio: i parenti sono come le scarpe, più sono stretti e più fanno male. In tal senso il rapporto tra Sacbo e Sea è un caso di scuola. Soci, vicini – a forse troppo – a tratti alleati, spesso rivali. Amici-nemici, per farla breve. Una storia anche complessa, soprattutto da una dozzina d'anni in qua. Si dice che i bergamaschi non sappiano fare squadra: ecco, uno dei pochi casi in cui hanno dimostrato il contrario è stato l'aeroporto, dando vita al Patto di sindacato.

In chiave anti Milano, ovviamente. O meglio, in difesa da un socio che oltre ad essere ingombrante (Linate più Malpensa) era lì attaccato ad un'incollatura: 49,98 per cento contro il 50,02 made in Bg. Firmarono tutti, tranne la Provincia. Era maggio 1999, mancavano poche settimane alle elezioni, e l'allora presidente leghista Giovanni Cappelluzzo dice no, causa input contrario del Carroccio. Che all'epoca guidava con Marco Formentini il Comune di Milano, socio principe Sea. Dopo qualche settimana Cappelluzzo manca la riconferma in Via Tasso: arriva Valerio Bettoni, che sottoscrive subito il Patto di sindacato.

Nel frattempo decolla Malpensa. Cioè, più o meno. Il complesso assetto dei cieli lombardi che dovrebbe vederlo assurgere ad hub del Nord s'inceppa da subito per più di un motivo. In primis la poca (nulla) intenzione di Milano a rinunciare al suo aeroporto a 10 minuti dal Duomo: Linate. Con tanti saluti agli equilibri dei vari decreti Bersani e Burlando, che resteranno lettera morta, come nelle migliori tradizioni italiche.

A Orio non la prendono male, malissimo. A gennaio 2000 in Provincia si tiene una riunione al calor bianco dove nel mirino ci finiscono Sea e, appunto, il Comune di Milano, reo di non voler destinare Linate alla sola navetta per Roma. Piccolo dettaglio, Sacbo ha investito 70 miliardi di lire per l'aeroporto in vista dell'arrivo delle compagnie aeree conseguenza dei due decreti sopra ricordati, e si ritrova con il più classico pugno di mosche. E con una discreta rabbia.

Leggi su L'Eco di domenica 18 marzo le successive tappe del rapporto le due pagine sull'argomento

© RIPRODUZIONE RISERVATA