Lo scambiò per un ladro e sparò:
ora l'«equivoco» è a processo

Dirimpettai di capannone, accorsi entrambi perché sui cellulari era arrivato l'allarme anti-intrusione, incapaci di riconoscersi per il buio. Uno ha scambiato l'altro per un malintenzionato: è scappato. L'altro ha sparato. Ora c'è il processo.

Dirimpettai di capannone, accorsi entrambi perché sui rispettivi cellulari era arrivato l'allarme anti-intrusione, incapaci di riconoscersi per il buio e l'eccessiva concitazione. Uno ha scambiato l'altro per un malintenzionato, s'è impaurito ed è scappato. L'altro ha sparato al fuggiasco perché l'aveva preso per un ladro.

Non ci è scappato il morto solo perché il destino, fin lì abilissimo a tessere la trama grottesca dell'equivoco, alla fine dev'essersi messo una mano sul cuore. Della vicenda ci restano (fortunatamente) solo un fascicolo per tentato omicidio, approdato davanti al gup Bianca Maria Bianchi, un imprenditore indagato, il suo collega-vicino nelle vesti di parte civile e un vago senso di esasperazione dovuto all'eccesso di furti subiti.

Tutto era accaduto alle 22,56 del 13 dicembre scorso, via Presolana, zona industriale di Medolago, due individui mascherati e armati di mazza scavalcano le recinzioni di due ditte (lo appureranno le registrazioni delle videosorveglianze) a caccia di bottini, facendo scattare gli allarmi anti-intrusione. Partono le sirene, ma pure gli impulsi collegati ai telefonini dei titolari dei capannoni, che ormai vivono in allerta anche sul divano di casa.

Poi la corsa verso l'azienda, l'equivoco, lo sparo. Leggi tutto su L'Eco di Bergamo del 16 maggio

© RIPRODUZIONE RISERVATA