L'esperto: «Sismi legate a strutture
sepolte sotto la pianura Padana»

È stata l'estremità settentrionale dell'Appennino, «sepolta» sotto la Pianura Padana, a causare il terremoto che stamattina ha fatto tremare il ferrarese e che finora ha provocato almeno 30 repliche. È un terremoto molto superficiale, ha spiegato il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

«Sono sismi legati a strutture sepolte sotto la Pianura Padana. Vale a dire che l'attività dell'Appennino prosegue sotto la Pianura Padana e per questo anche a pochi chilometri di profondità ci sono zone attive», ha continuato l'esperto.

«Da molto tempo - ha aggiunto Amato - in quella zona non figuravano terremoti di magnitudo elevata, come quello avvenuto oggi». La testimonianza di un sisma molto forte nel Ferrarese risale al 1570 e, sulla base delle descrizioni storiche, si è dedotto che gli effetti possano essere stati confrontabili a quelli dell'ottavo grado della scala Mercalli. Altri terremoti, meno violenti, si sono registrati nel '700.

Erano secoli, quindi, che questa zona era silenziosa dal punto di vista sismico. Tuttavia i terremoti avvenuti nel gennaio scorso, nel Reggiano e nel Parmense, avevano attirato l'attenzione dei ricercatori su quest'area. «Abbiamo messo a punti dei progetti di ricerca che stanno per partire - ha concluso Amato - con l'obiettivo di approfondire la conoscenza di alcune aree».

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