Il marocchino ucciso a Mornico
«Il colpo partì nella collutazione»

La traiettoria del proiettile non sarebbe compatibile con la versione resa dal carabiniere, ma di fatto semplicemente a causa di una confusione di ricordi; sarebbe invece compatibile con un colpo partito in seguito a colluttazione.

La traiettoria del proiettile non sarebbe compatibile con la versione resa dal carabiniere, ma di fatto semplicemente a causa di una confusione di ricordi; sarebbe invece compatibile con un colpo partito in seguito a colluttazione.

Sono queste le conclusioni del perito balistico Domenico Compagnini sul caso del carabiniere del nucleo operativo di Bergamo, difeso dall'avvocato Ettore Tacchini e indagato per omicidio colposo per la morte di Aziz Amiri, marocchino di 18 anni, durante un'operazione antidroga.

Il diciottenne era stato ucciso il 6 febbraio 2010, dopo che la Peugeot su cui viaggiava – condotta da un connazionale – era stata fermata dopo un inseguimento. Il conducente, secondo la ricostruzione dei carabinieri, aveva cercato di fuggire investendo un militare; questi aveva estratto la pistola puntandola verso il marocchino al volante che, approfittando del finestrino abbassato, avrebbe afferrato il braccio del carabiniere: così facendo, secondo il racconto del militare, gli aveva tirato la mano con l'arma nell'abitacolo facendogli perdere l'equilibrio; lui aveva appoggiato la mano sinistra a terra ed era partito il colpo, che aveva colpito e ucciso il passeggero della Peugeot.

Secondo l'esperto balistico la traiettoria dell'unico colpo esploso sarebbe stata angolata da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso, in effetti con la canna dell'arma all'interno dell'abitacolo al momento dello sparo.

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