Cgil: «Fondi del Governo per l'edilizia
ma Bergamo non ha fatto richieste?»

«Bergamo non compare nella lista delle città con progetti per ottenere finanziamenti dal Governo». E' quanto afferma Angelo Chiari, segretario generale provinciale della Fillea-Cgil che si domanda: «il nostro territorio sta a guardare?»

«Bergamo non compare nella lista delle città con progetti per ottenere finanziamenti dal Governo». E' quanto afferma Angelo Chiari, segretario generale provinciale della Fillea-Cgil che si domanda: «il nostro territorio sta a guardare?»


Il decreto Sviluppo è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Il Piano delle città, in esso contenuto, è pensato dal Governo per rilanciare in tempi molto stretti il mondo dell'edilizia ed è stato finanziato con due miliardi di euro.

«Soldi freschi - sfrive Chiari - in un settore in piena crisi potrebbero innescare un processo virtuoso per l'economia: infatti quello edile è tipicamente un settore anticiclico, oltre ad avere la capacità di riversare il proprio sviluppo su intere filiere industriali dell'indotto. Notizie di stampa nazionali rilevano che diversi capoluoghi di provincia, una ventina, e non solo grandi città, abbiano già presentato diversi piani e siano in attesa di essere vagliati da una Cabina di regia governativa, per poi ottenere il relativo finanziamento: tra queste compaiono Ascoli Piceno, Lecco, Varese, Pavia Pesaro, Pescara, Piacenza ecc.»

«Purtroppo in questo elenco, sicuramente provvisorio e parziale - continua Chiari - non abbiamo notato Bergamo, non sappiamo se perché non siano stati presentati progetti o se perché la presentazione avverrà più avanti (rischiando, però, di arrivare in ritardo). Ora, si calcola che per ogni euro investito nel settore edile, questi ne metta in moto almeno tre, lo dice lo stesso viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Mario Ciaccia. Le stime del Governo prevedono un incremento occupazionale di almeno cento mila nuovi posti di lavoro. Altra caratteristica importante del piano è che anziché pensare a nuove grandi opere, punta a far partire opere diffuse sul territorio già pensate, progettate o addirittura già intraprese e rallentate dalla cronica mancanza di finanziamenti o bloccate dal Patto di stabilità che limita gli investimenti delle amministrazioni locali. Quindi, con un decreto ad hoc verranno velocizzati e semplificati gli adempimenti burocratici, ma soprattutto verrà alzata la quota di partecipazione di intervento da parte dello Stato attraverso la Cassa depositi e prestiti oggi fissata al 40% di compartecipazioni».

«Dunque il nostro territorio sta a guardare? Non vogliamo credere che Bergamo non sappia cogliere un'occasione forse unica per vedere, una volta tanto, lo Stato dare (o meglio compartecipare) anziché chiedere. Eppure progetti importanti e mai realizzati non mancano certo. Facciamo l'elenco? Lo sviluppo della Tranvia cittadina e delle Valli, il collegamento cittadino con l'aeroporto, la caserma Montelungo, il complesso storico di Sant'Agata in città alta, Porta Sud… E forse l'elenco non è completo. L'occasione è ancora più preziosa se la pensiamo in prospettiva della candidatura di Bergamo a capitale della cultura europea del 2018. Soprattutto sarebbe una risposta alle miriade di imprese locali, oltre che ai loro lavoratori, così duramente colpiti dalla crisi. Vogliamo credere che Ance ed Associazioni Artigiane (anziché voler scaricare solo sui lavoratori le difficoltà delle imprese, non rinnovando il Contratto integrativo provinciale in discussione da diciotto mesi) si attivino in modo efficace con Comune e Provincia di Bergamo affinché non si perda l'ennesimo treno di una bella addormentata che invecchia aspettando sempre un principe azzurro che non arriva mai».

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