È morto dopo una settimana
l'anziano ustionato ai «Riuniti»

Si è spento a mezzogiorno di lunedì 17 settembre, per arresto cardiaco, l'anziano milanese che lunedì 10 settembre era rimasto ustionato in una sala operatoria dell'Unità di Neurochicurgia degli Ospedali Riuniti durante l'intervento di tracheotomia.

Si è spento a mezzogiorno di lunedì 17 settembre, per arresto cardiaco, l'anziano milanese - Massimo Orsini, 79 anni, originario di Bormio di Gromo, nel Bergamasca - che lunedì 10 settembre era rimasto ustionato in una sala operatoria dell'Unità di Neurochicurgia degli Ospedali Riuniti di Bergamo durante l'intervento di tracheotomia cui doveva essere sottoposto per consentirgli di respirare meglio.

«Il paziente - si legge in una nota diffuda dall'azienda ospedaliera cittadina - è deceduto nella Terapia Intensiva di Neurochirurgia, dove era giunto alla fine di agosto in situazione estremamente critica a causa di gravi insufficienze, tra cui quella respiratoria che ha reso necessario l'intervento».

«Il direttore sanitario Laura Chiappa - prosegue la nota - ha subito informato l'autorità giudiziaria e ha messo a disposizione copia della cartella clinica: "Siamo addolorati e abbiamo ribadito ai familiari la nostra vicinanza e la nostra determinazione a fare la massima chiarezza sulla dinamica dell'accaduto". Nei prossimi giorni verrà eseguita l'autopsia».

Il tutto era avvenuto lunedì 10 settembre intorno a mezzogiorno, in una sala operatoria della Neurochirurgia durante un intervento di tracheotomia: il paziente, ottantenne milanese, che era ricoverato da una decina di giorni nella Terapia intensiva dei «Riuniti», in prognosi riservata e intubato, doveva essere sottoposto all'intervento per aiutare la respirazione. Cosa sia successo è ancora da ricostruire fatto sta che un'imprrovisa fiammata si è sviluppata nel campo chirurgico, dove in pratica i chirurgico sono chiamati ad intervenire.

Mentre il chirurgo stava per intervenire si è verificata una «piccola combustione», sviluppatasi forse da una delle apparecchiature elettriche (forse un bisturi) la cui combustione potrebbe essere stata determinata dai gas medicali utilizzati in sala operatoria.

«Gli operatori presenti - hanno fatto sapere dai Riuniti - hanno prontamente messo in atto tutte le procedure necessarie a tutelare il paziente». La fiammata ha però causato al paziente alcune ustioni e lesioni: l'uomo, dopo l'intervento che è stato comunque portato a termine, è ora ricoverato in Terapia intensiva.

L'ospedale ha prontamente informato dell'accaduto la magistratura e sta conducendo un'indagine interna e ha identificato e isolato tutte le apparecchiature e i materiali utilizzati nel corso dell'intervento, e sono già a disposizione dell'autorità giudiziaria.

Intanto, il pubblico ministero Carmen Santoro ha aperto un'inchiesta per lesioni colpose e ha disposto il sequestro del macchinario e degli strumenti usati durante l'intervento, che i Riuniti hanno immediatamente messo a disposizione della magistratura. Il fascicolo è a carico di ignoti e così sarà sino a quando il sostituto procuratore non avrà chiarito la dinamica dell'incidente. Per farlo è necessaria una consulenza tecnica, che il pm è intenzionato a disporre quanto prima. Un esame che non si annuncia semplice.

Dopo la morte, il pm Carmen Santoro, nel fascicolo aperto contro ignoti, ha modificato l'accusa: da lesioni colpose si è passati a omicidio colposo. Il magistrato ha disposto l'autopsia con la quale stabilire se l'uomo è morto per le lesioni riportate in sala operatoria o per le complicazioni della patologia preesistente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA