«Chanel ha copiato il mio capo»
E ora il tribunale le dà ragione

Alla fine madame Carmen ce l'ha fatta. «Sono tosta e testarda come tutti i bergamaschi», racconta al telefono in un misto di francese e italiano.
Carmen Pellegrini Colle ha vinto la sua battaglia legale contro Chanel, il gigante della moda di lusso.

Alla fine madame Carmen ce l'ha fatta. «Sono tosta e testarda come tutti i bergamaschi», racconta al telefono in un misto di francese e italiano.
Carmen Pellegrini Colle ha vinto la sua battaglia legale contro Chanel, il gigante della moda di lusso.

Lei, che da Gavazzone di Brembilla ha fatto fortuna in Francia con una piccola maglieria tanto da conquistare i francesi (e non è poco...) e meritare anche la «Legion d'onore», ha avuto la meglio sulla griffe delle griffe.

Ci sono voluti sette anni, ma alla fine la Corte d'appello di Parigi le ha dato ragione, ribaltando la sentenza di primo grado e condannando la maison francese a pagare 200 mila euro per contraffazione, per aver copiato un modello della «World tricot», l'azienda fondata dall'emigrante bergamasca.

«Davide contro Golia» scriveva Le Monde quando nel 2005 l'imprenditrice brembillese fece causa alla casa di moda parigina con l'accusa di contraffazione, di aver copiato una giacca all'uncinetto creata dalla sua azienda. Un campione che era stato proposto a Chanel (tra i principali clienti) sembrava con successo, ma era stato poi rifiutato.

«Ero a Tokyo – ricorda Carmen Pellegrini –, ero per negozi quando in una boutique Chanel ho visto la mia creazione. Non potevo crederci, pensai a un equivoco. Cercai di avere spiegazioni da Chanel, ma non fu possibile». La risposta in realtà arrivò qualche tempo dopo a mezzo stampa: su Le Monde, Chanel parlò di malentendu, un malinteso.

«Decisi allora di rivolgermi a un avvocato perché le creazioni sono qualcosa di molto personale, che nulla hanno a che vedere con la produzione industriale, un'arte da difendere».

Tutto il racconto su L'Eco di Bergamo del 19 settembre

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