Moro, l'inchiesta va avanti
Il pm: altri 6 mesi per indagare

L'inchiesta su Marcello Moro è delineata, ma tutt'altro che agli sgoccioli. Tanto che il pm Giancarlo Mancusi sabato ha presentato al gip la richiesta di poter indagare almeno per altri sei mesi. Ci sono da chiarire dettagli e definire contorni.

L'inchiesta su Marcello Moro è delineata, ma tutt'altro che agli sgoccioli. Tanto che il pm Giancarlo Mancusi sabato ha presentato al gip la richiesta di poter indagare almeno per altri sei mesi. Ci sono da chiarire dettagli e definire contorni in una vicenda di presunta corruzione che, in effetti, qualche garbuglio investigativo lo presenta ancora.

E ci sono da perfezionare i riscontri alle dichiarazioni dell'imprenditore Pierluca Locatelli, pure lui indagato, che il 7 marzo s'era presentato in Procura per spiegare chi era il «Marcello» di cui parlava al telefono, quando le sue utenze erano sotto intercettazione per via dell'inchiesta Brebemi che lo avrebbe successivamente portato in carcere (ora è libero).

Nei riguardi di Locatelli il sostituto procuratore non ha invocato alcuna proroga di indagine. Vuol dire che il pm considera esaustive le dichiarazioni rese durante l'interrogatorio dall'imprenditore. Ma questo stop nei suoi confronti è puramente formale e non significa che su di lui si smetta di indagare se in futuro emergessero elementi a suo carico.

Il reato di corruzione prevede, infatti, due figure: chi offre la tangente e chi la intasca. E dunque, per la Procura, le posizioni di Moro e Locatelli, quantomeno per la corruzione, sono legate a doppio filo: il pubblico ministero, chiedendo la proroga per l'ex assessore in pratica è come se l'avesse invocata pure per l'impresario.

Sono quattro i filoni di questa indagine. Quello principale riguarda la presunta mazzetta da 50 mila euro che Locatelli racconta di aver versato a Moro perché si adoperasse per sbloccare il pagamento di alcuni lavori a Sant'Agostino.

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