Gli immigrati senza lavoro
Settemila cittadini invisibili

Sono circa 7 mila i cittadini invisibili, immigrati senza lavoro in Bergamasca. «Non sono numeri» è il messaggio scelto per la presentazione del 22º Dossier statistico Immigrazione elaborato da Caritas e Migrantes, mutuando le parole del Papa.

«Non sono numeri» è il messaggio scelto per la presentazione del 22º Dossier statistico Immigrazione elaborato da Caritas e Migrantes, mutuando le parole che papa Benedetto XVI ha pronunciato nella Giornata mondiale del migrante e del rifugiato dello scorso gennaio.

«Non sono numeri, ma volti – ribadisce don Claudio Visconti, direttore della Caritas bergamasca –, che non rappresentano un fenomeno transitorio, ma la normalità. Si tratta di famiglie che hanno scelto di stabilirsi nel territorio italiano per costruire un futuro per sé e i propri figli». Lo dimostra il numero complessivo delle persone straniere che non ha subito una flessione, nemmeno in questi ultimi tempi di crisi. Sono tra i 135 mila e i 140 mila gli stranieri nella nostra provincia, cui si possono aggiungere circa 5 mila irregolari.

Tra le persone che ancora non hanno trovato la possibilità di regolarizzarsi i profughi approdati a Lampedusa nell'ultima «Emergenza Nord Africa». «La questione rappresenta una forte criticità – sottolinea don Visconti –. Sono circa 20 mila, 2.800 in Lombardia e 300 a Bergamo, che il ministero dell'Interno ha chiesto a enti e associazioni di ospitare. L'80% di loro si è visto rigettare la richiesta di asilo, ma hanno presentato ricorso». Il problema è che dal prossimo 31 dicembre, ritenuta conclusa l'emergenza, gli stranieri dovranno lasciare le strutture presso cui sono ospitati, senza avere la possibilità di soggiornare regolarmente nel nostro Paese. «Attendiamo che il ministero dia delle indicazioni, perché anche se Caritas bergamasca, che ospita 180 persone, non metterà per strada nessuno, è necessario capire in quali percorsi accompagnare queste persone». Significativo che nessuno di loro abbia accettato biglietto aereo e bonus, elevato da 400 a 1.500 euro, offerti dal ministero per ritornare nel proprio Paese.

Un altro aspetto critico evidenziato da don Visconti concerne la necessità di uno snellimento burocratico delle pratiche per il permesso di soggiorno: «Non sembra ragionevole continuare a richiedere il rinnovo ogni 6 mesi o un anno a persone che vivono stabilmente qui. Si farebbe risparmiare agli stranieri denaro e tempo e si alleggerirebbe il lavoro degli organi proposti al rilascio». Una terza questione riguarda i «cittadini invisibili», ovvero coloro che a causa della crisi economica hanno perso il lavoro e non si presentano a rinnovare il permesso di soggiorno scivolando nel mondo degli irregolari. Sono 262.688 in Italia, probabilmente 60 mila in Lombardia e circa 6.700-7.000 a Bergamo, dove l'occupazione dei cittadini stranieri ha registrato un saldo negativo di 1.836 lavoratori con assoluta prevalenza del settore dell'industria.

Interessanti i dati che si possono ricavare da una ricerca di tipo qualitativo su un campione di 400 intervistati presentata nel rapporto dell'Osservatorio regionale per l'Integrazione e Multietnicità, illustrata da Marco Zucchelli della Caritas Bergamasca: «Il merito della ricerca è di aver documentato osservazioni che abbiamo spesso compiuto sulla base dell'esperienza. Per esempio gli uomini stranieri preferiscono compagne della stessa nazionalità, mentre le donne (per la maggior parte di origine est-europea o latino-americana) si uniscono più frequentemente a partner di altre nazionalità. Delle oltre 450 mila famiglie bergamasche il 9,8% sono composte da un coniuge straniero, l'8% da entrambi coniugi stranieri». La ricerca della casa è problematica per l'80% del campione, percentuale che scende al 65% per gli europei dell'Est e sale invece al 97% per le famiglie africane.

«Significativo – sottolinea Zucchelli – che nelle famiglie in cui lavorano entrambi i coniugi, il marito partecipi attivamente alla vita familiare; per i giovani i luoghi sociali che i genitori spingono a frequentare sono gli oratori. L'abbigliamento è connotato dall'appartenenza di genere: il 38% delle madri e il 23 % delle figlie dichiara di usare abiti dei Paesi d'origine».

Rilevanti le cifre che riguardano il denaro che gli stranieri inviano nei propri Paesi d'origine: nonostante la crisi, nel 2011 da Bergamo le rimesse – secondo i dati forniti dalla Banca d'Italia che non tengono conto del sommerso – sono state pari a 110 milioni di euro, la cifra più alta in questi ultimi sette anni, che complessivamente ammonta a ben 658.345 milioni di euro. In testa alla classifica dei Paesi di invio il Senegal, seguito da Marocco e Bolivia.

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