«Aule vuote, piazza piena»
Martedì la manifestazione

I sindacati della scuola scenderanno in piazza martedì 13 novembre davanti al municipio di Bergamo. Con lo slogan «Aule vuote, piazza piena» il mondo della scuola vuole così presentare lo sciopero e la mobilitazione generale del 24 novembre.

Tutte le sigle sindacali della scuola si ritroveranno martedì 13 novembre, dalle 8 alle 12, per un'assemblea pubblica, aperta a tutto il personale della scuola, in piazza Matteotti, davanti al Municipio di Bergamo, nell'ambito dell'iniziativa «Aule vuote, piazza piena», manifestazione «propedeutica» allo sciopero generale del 24 novembre.

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda hanno infatti organizzato anche a Bergamo iniziative di mobilitazione per illustrare le diverse motivazioni che portano allo sciopero del 24 novembre.

«La decisione dello sciopero segue, come è noto, il fallito tentativo di conciliazione da  noi richiesto per il mancato avvio della trattativa sulle progressioni di anzianità – dicono i segretari sindacali- . A  questa motivazione iniziale si sono nel  frattempo aggiunte quelle legate alle  inaccettabili disposizioni contenute nel disegno di legge di stabilità varato dal consiglio dei ministri del 9 ottobre, con misure che prefigurano un pesante aggravio dei carichi di  lavoro del personale docente, stravolgendo in modo unilaterale e di dubbia legittimità il contratto nazionale di lavoro.

Oggi, quindi, la scuola dice “basta”. Per i sindacati, infatti, il governo deve emanare l'atto di indirizzo per il recupero delle anzianità; cancellare le norme della Legge di Stabilità che intervengono su orari, retribuzione, contratto. Le misure sulla scuola - sostengono i sindacati - sono ingiuste perché annullano il contratto di lavoro in materia di orario e retribuzione, perché innalzano le ore di insegnamento abbassando la qualità dell'istruzione, perché sottraggono opportunità di lavoro per migliaia di docenti precari, perché riducono  le retribuzioni, già ferme per il blocco del contratto e tra le più basse d'Europa. Il personale della scuola esige che sia  rispettata  la  sua professionalità».

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