Bourifa e la città girata a piedi
«Manca la cultura dei pedoni»

«Soffriamo di uno squilibrio che privilegia le auto». Migidio Bourifa, campione di maratona, dopo Ettore Tacchini in moto, Franco Tentorio in bici e Gianni Scarfone coi mezzi pubblici, valuta la mobilità di Bergamo. Dalla prospettiva di chi va a piedi. Commenta sul blog de L'Eco Lab

Per uno che a piedi viaggia alla velocità di un motorino (20 km all'ora circa per almeno 42 chilometri), il concetto di passeggiata può suonare un po' riduttivo. Eppure, proprio perché la corsa è in un certo senso una «pedonalità» al cubo, anche pregi e difetti dell'ambiente in cui si svolge si colgono meglio, anche quando ti chiedono di osservarli al rallentatore.

Migidio Bourifa, cinque volte campione italiano nella maratona, non si tira indietro e dopo Ettore Tacchini in moto, Franco Tentorio in bici e Gianni Scarfone coi mezzi pubblici, l'atleta bergamasco si presta a valutare la mobilità di Bergamo. Dalla sua prospettiva naturalmente: quella di chi si muove sulle sue gambe e basta.

Come siamo messi? «Qualche progresso c'è – dice prima di testare il centro cittadino – perché i percorsi pedonali esistenti e le piste ciclabili sono sempre più gettonati, ma evidentemente soffriamo ancora di uno squilibrio che purtroppo privilegia le quattro ruote. Una questione culturale prima ancora che organizzativa».

Per la conferma non servirebbe nemmeno scendere in strada, osservare gli automobilisti che rispettano a fatica i passaggi pedonali, lasciano il proprio mezzo in divieto, occupano i marciapiedi con i motorini, ma basterebbe pescare nei ricordi personali di Bourifa, là dove lui stesso è protagonista e la sua valutazione è insindacabile; basterebbe cioè andare ad alcune tra le più recenti edizioni della maratona cittadina.

Una fotografia eloquente della scarsa attitudine pedonale di Bergamo con gli atleti costretti a zigzagare tra le vetture lungo percorsi che non riescono a restare protetti nemmeno per mezza giornata. «Peccato – prosegue Bourifa – perché ci troviamo in una situazione con grandi potenzialità: la presenza di un centro prevalentemente chiuso al traffico come Città alta e i colli che la circondano a due passi dalla parte moderna rappresenta una grossa opportunità. Perché non segnalare e proteggere meglio questi percorsi? E perché non cercare di collegarli partendo proprio dal centro città?».

Leggi di più su L'Eco di Bergamo dell'11 novembre

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