Piazzetta don Andrea Spada
La città ricorda il grande direttore

«Ricordare don Andrea Spada mi riporta indietro negli anni a quando ero ragazzo. Don Spada era amico di mio padre, era un'amicizia fondata sulla passione per Bergamo e anche per l'Atalanta. Conservo tanti biglietti di auguri». Parole del sindaco Franco Tentorio.

«Ricordare don Andrea Spada mi riporta indietro negli anni a quando ero ragazzo. Don Spada era amico di mio padre, era un'amicizia fondata sulla passione per Bergamo e anche per l'Atalanta. Conservo tanti biglietti di auguri scritti con quella particolare, elegante grafia di don Spada e anche una lettera che il direttore de L'Eco mandò a mio padre. Io lo conoscevo, certo, lo vedevo allo stadio, ci salutavamo con cordialità, ma il legame vero era con mio padre, anche perché erano quasi coetanei».

Franco Tentorio, sindaco di Bergamo, sorride nel suo studio di Palazzo Frizzoni, dice: «Sono felice che gli sia dedicata la piazzetta del giornale, felice perché tutti sappiamo che cosa ha rappresentato don Andrea Spada per la nostra città, attraverso il suo lavoro di giornalista, ma non soltanto». Domani alle 12 la piazzetta che si trova fra la sede de L'Eco di Bergamo e quella della Spm, in viale Papa Giovanni, verrà dedicata a monsignor Andrea Spada, per cinquantuno anni direttore responsabile del nostro giornale. Sull'intitolazione interviene il presidente della Sesaab, società editrice de L'Eco, Emilio Moreschi: «La nostra società ha chiesto al Comune di Bergamo di poter dedicare la piazzetta al nostro storico direttore. Per noi era un fatto quasi doveroso, considerando quanto don Spada ha fatto per il nostro giornale, tutto il suo lavoro, tutta la sua passione. La risposta del Comune è stata positiva, senza tentennamenti e questo ci ha dato grande soddisfazione. Don Spada fu molto legato a Giovanni XXIII che fu anche collaboratore de L'Eco. È bello vedere che restano uniti anche nella toponomastica, uno di fronte all'altro».

Il programma della mattinata di domani prevede la messa alle 11 alle Grazie, celebrata dal vescovo Francesco Beschi. Alle 12 la semplice cerimonia di intitolazione con gli interventi del sindaco, del direttore de L'Eco, Giorgio Gandola, e quindi con la benedizione del vescovo. Alla cerimonia interverrà anche il sindaco di Schilpario, paese dove don Spada è nato e dove è morto, il primo dicembre di otto anni fa. «Per il nostro paese è motivo di orgoglio la decisione di dedicargli un luogo della città – ha commentato il sindaco Gian Mario Bendotti – perché Schilpario era il suo paese, ma Bergamo era la sua città. Noi abbiamo dedicato a don Spada la biblioteca del paese e lo ricordiamo ogni anno con un convegno». Soddisfazione, orgoglio, riconoscenza. Mafalda Mai è nipote di don Andrea Spada, abita a Bergamo, racconta: «Venni a Bergamo da Schilpario quando avevo sei anni e avevo da poco imparato a leggere, mi ricordo bene. Ho passato sessant'anni sotto lo stesso tetto di mio zio. Lui è stato il nonno dei miei figli. Sono rimasta con lui sempre, anche dopo il matrimonio, abitavamo all'ultimo piano del palazzo de L'Eco. Sono felice per mio zio perché so bene tutto quello che ha fatto per L'Eco, ma anche per la città. L'Eco era la sua vita. Basti pensare che quando il Papa, Giovanni XXIII, lo volle all'Osservatore Romano lui rispose di no... Voleva restare nella sua Bergamo, nel suo giornale».

La richiesta di denominazione di una nuova via, piazza, parco va presentata al Comune che la sottopone alla sua commissione per la toponomastica cittadina. Presidente è Gianni Carullo. «Non ci sono state discussioni – ha detto Carullo – la proposta ha visto tutti concordi. Il primo criterio della commissione riguarda i nomi antichi delle varie zone, poi si passa a considerare i nomi di cittadini bergamaschi che si sono distinti per le loro qualità, capacità. Don Spada entra pienamente in questo secondo criterio. Ci ha colpito positivamente la scelta di scrivere sulla lapide "don" e non "monsignor": è la conferma dello spirito di quel prete e giornalista, della sua umiltà cristiana».

La richiesta approvata dal Comune deve poi essere confermata dalla prefettura. Dice il viceprefetto Adriano Coretti: «Anche per noi non c'è stato alcun dubbio, il prefetto Camillo Andreana ha subito accolto la domanda concedendo ben volentieri la deroga rispetto alla regola dei dieci anni di attesa dopo la morte del personaggio. Nel caso di don Spada sono trascorsi otto anni, ma la considerazione della grande importanza avuta per Bergamo e non solo, ha fatto scattare la deroga. È successo diverse volte anche a livello nazionale per personaggi come Papa Wojtyla, Sandro Pertini, lo stesso Papa Giovanni XXIII...».

Paolo Aresi

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