Confesercenti: «liberiamo la domenica»
Raccolta firme nei Comuni e parrocchie

Confesercenti, con il sostegno della Cei e l'adesione di Cgil, Cisl e Uil, apre la raccolta firme per dire no alle domeniche del «sempre aperto», che in questi mesi «non hanno portato alcun beneficio alle imprese». Tu cosa ne pensi? Commenta la notizia.

Confesercenti Bergamo, con il sostegno della Cei e l'adesione di Cgil, Cisl e Uil, apre la raccolta firme per dire no alle domeniche del «sempre aperto», che in questi mesi - secondo l'associazione - non hanno portato alcun beneficio alle imprese: «I consumi non sono affatto aumentati, così come non è cresciuto il Pil - fa sapere Confesercenti -. In compenso si sono impennati i costi, creando ulteriori difficoltà alle aziende, già messe a dura prova dalla perdurante crisi economica».

«Per tenere “sempre aperto” oggi si rischia di chiudere domani - prosegue Confesercenti - : una scelta sciagurata che rischia di avere un impatto devastante soprattutto sul piccolo commercio, che già sopravvive solo a prezzo di enormi sforzi e sacrifici. Per i lavoratori, la liberalizzazione selvaggia di giorni e orari si è tradotta in una ulteriore erosione del riposo e del tempo libero, provocando un peggioramento della qualità della vita: il giorno di festa, che dovrebbe rimanere il tempo dedicato alla cura degli affetti e di se stessi, è diventato una semplice data sul calendario da sfruttare per inseguire un illusorio profitto. Nemmeno l'occupazione è aumentata, contrariamente alle superficiali e approssimative previsioni. Le domeniche “sempre aperte”, alla fine, favoriscono soltanto gli interessi della grande distribuzione: si tratta di un'assenza di regole che non tutela il principio della libera concorrenza».

Il problema investe anche la Bergamasca, già duramente provata dagli effetti della crisi. La raccolta firme, che sarà avviata in tutti i Comuni e in tutte le parrocchie della provincia, servirà a sostenere una legge di iniziativa popolare che restituisca la potestà normativa in materia alle Regioni, le uniche in grado di rimettere ordine nel settore. La campagna viaggia anche su Internet all'indirizzo www.liberaladomenica.it.

«Senza una nuova legge, 80 mila negozi rischieranno di chiudere nei prossimi 5 anni, con conseguente “desertificazione” delle città. Un pericolo che bisogna scongiurare adesso, basta una firma» continua Confesercenti. «Una associazione importante come la nostra deve dare il suo contributo anche su temi di interesse comune, che possono favorire lo sviluppo sociale del Paese - ha spiegato Giacomo Salvi, direttore di Confesercenti, nel presentare la campagna -. Noi poniamo questi temi con coraggio all'attenzione dell'opinione pubblica, perché è una battaglia che ci sta a cuore». Il presidente Giorgio Ambrosioni ha sottolineato: «La domenica deve restare uno spazio consacrato al riposo. Anche l'imprenditore ha diritto a questo spazio per coltivare la sua personalità e i suoi affetti. Il disagio di questo periodo non è solo economico ma anche sociale. Quando non si distingue tra dimensione lavorativa e privata lo stress aumenta in modo notevole. Meglio rinunciare a qualche incasso e pensare piuttosto a salvaguardare anche il benessere dei dipendenti».

La raccolta firme gode anche del sostegno della Cei: «Oggi una nuova sfida nasce dalla società dei consumi e dall'aumento delle aperture domenicali dei negozi e dei centri commerciali - osserva don Francesco Poli, direttore del Centro diocesano per la Pastorale sociale -. È sotto i nostri occhi come i luoghi e i rituali del consumo diventano sempre più invadenti. Occorre dunque preservare la domenica come giorno delle relazioni e dei beni immateriali, di spiritualità e di ricerca di se stessi e del senso della vita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA