Rimborsi, Pdl-Lega: via i colpevoli
È il diktat di Formigoni e Maroni

I responsabili delle spese illecite non saranno ricandidati. Pdl e Lega Nord provano a buttare via dal cesto le «mele marce» per riguadagnare la fiducia dei cittadini dopo che al Pirellone è arrivato l'ennesimo terremoto: l'inchiesta sui rimborsi dei gruppi.

I responsabili delle spese illecite non saranno ricandidati. Pdl e Lega Nord provano a buttare via dal cesto le «mele marce» per riguadagnare la fiducia dei cittadini dopo che al Pirellone è arrivato l'ennesimo terremoto: l'inchiesta sui rimborsi dei gruppi, che coinvolge quaranta consiglieri della maggioranza.

Il Popolo della libertà, sabato mattina, ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Pirelli per spiegare in primis che gli abusi sono in percentuale assai ridotta. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, ha ammesso che nei rimborsi destinati ai gruppi «appaiono spese ingiustificate, al di fuori del regolamento», tuttavia «sono in percentuale assai ridotta, attorno al 5%». La maggioranza delle spese «effettuate dai consiglieri e dai gruppi per le attività politiche e istituzionali» è invece «conforme alla legge che il Consiglio si è dato».

Il Governatore ha quindi ribadito che in Lombardia «non ci sono Batman né irregolarità significative». Il presidente ha anche fatto un appello al suo partito: se verrà accertato che qualche consigliere si è reso colpevole di gravi irregolarità, «non potrà rappresentare il Pdl alle prossime elezioni». Formigoni ha condannato duramente l'acquisto del libro «Mignottocrazia», effettuato da Nicole Minetti con i soldi del gruppo Pdl.

Anche sul versante Lega viene mostrato il pugno di ferro contro i responsabili degli abusi. Il segretario federale e candidato alla presidenza della Regione, Roberto Maroni, ha infatti spiegato di aver «avviato una verifica». Tutti i consiglieri del Carroccio che hanno violato il codice di comportamento del partito «non saranno ricandidati». «Fossero anche tutti», minaccia senza mezzi termini Maroni. Il segretario però mostra di avere qualche dubbio sull'imparzialità dell'inchiesta e spiega di non aver capito «perché la Procura ha guardato i conti di Lega e Pdl e non quelli di di altri gruppi».

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