Pd: Carnevali la più votata
Bersani glissa su Gori, solo 4°

Avevano detto di aver accantonato le divisioni. Sarà. Ma il comitato Renzi (mesto) segue lo spoglio dal suo fortino. E i bersaniani, euforici, dal quartier generale del Pd. Qui, verso le 22, a metà urne scrutinate, arriva Elena Carnevali. È accolta dall'applauso dei militanti.

Avevano detto di aver accantonato le divisioni. Sarà. Ma il comitato Renzi (mesto) segue lo spoglio dal suo fortino. E i bersaniani, euforici, dal quartier generale del Pd. Qui, verso le 22, a metà urne scrutinate, arriva Elena Carnevali, accompagnata dal marito Guido. È accolta dal super applauso dei militanti, al grido «la senatrice».

L'amico di sempre Antonio Misiani l'abbraccia. È lei - il capogruppo dei Democratici a Palafrizzoni, di ala bersaniana - la regina delle Parlamentarie. Alla fine vola a 6.048 preferenze, staccando (anche al di là delle previsioni) i competitor. Dietro il compagno di ticket Giovanni Sanga (3.981 voti), deputato uscente.

Terzo l'outsider di Romano Beppe Guerini (3.139), il più giovane con i suoi 36 anni, che spiazza tutti piazzandosi al terzo posto. Seguono l'imprenditore Giorgio Gori (2.491, che ha tenuto in città), il sindaco di Solza Carla Rocca (2.306) e il consigliere provinciale Mirosa Servidati (1.447). Gori e Servidati espressione dei sostenitori del sindaco di Firenze; Carla Rocca dei civatiani.

«2500 voti. Sapremo più avanti se bastano per andare a Roma. Intanto però grazie, davvero, a chi mi ha dato fiducia e a chi si è speso per me». Così Gori su Twitter ha commentato il quarto posto che ha ottenuto nella circoscrizione di Bergamo alle primarie del Pd per la scelta dei parlamentari.

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha glissato sulla probabile esclusione di Gori, uno dei fedelissimi di Renzi, indietro nel suo collegio di Bergamo. «Non conosco - ha commentato - le dinamiche e il radicamento che ognuno ha sul territorio, bisognerebbe andarlo a chiedere a Bergamo: io voto il mio deputato a Piacenza».

Oltre 10 mila bergamaschi, ieri dalle 8 alle 21, si sono recati ai 101 seggi allestiti tra città e provincia. Archiviato l'ennesimo tour de force, qualcuno però si chiede: «Tutto 'sto cinema, per cosa?». «Per rilanciare la partecipazione e dare la parola ai cittadini», risponde il Pd. Ma la domanda del più acido osservatore ci sta. Il gran can can delle parlamentarie, infatti, si riduce a una «top six»: ovvero i sei candidati messi in fila in base alle preferenze. Il compito dell'elettore finisce qui.

Perché poi il tutto torna a decidersi nelle stanze del partito. Le complicatissime regole prevedono infatti che la classifica uscita dal voto di ieri finisca in mano alla direzione provinciale, già convocata per il 3 gennaio. I vertici del partito aggiungeranno sette nomi, in pratica per far numero (perché si sa già in partenza che occuperanno posizioni non eleggibili) e raggiungere la quota di 13 (10 su 43 per la Camera e 3 su 47 per il Senato) che spetta alla Bergamasca nella composizione della lista circoscrizionale Lombardia 2.

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