«I soldi padani rimangano qui»
L'ultimatum di Calderoli al Pdl

«Siamo disponibili a discutere di qualsiasi cosa, del presidente della Repubblica, del premier... Ma su una cosa non si tratta: il 75% dei nostri soldi deve restare al Nord». Calderoli, alla Bèrghem frècc di Albino, ha rimarcato i punti cardine del movimento.

«Siamo disponibili a discutere di qualsiasi cosa, del presidente della Repubblica, del premier... Ma su una cosa non si tratta: il 75% dei nostri soldi deve restare al Nord». Dopo cinque ore di trattativa andata a vuoto con Berlusconi a Milano (ne riferiamo a pagina 3), Roberto Calderoli è salito sul palco della Bèrghem frècc e, anche da Albino, ha rimarcato i punti cardine del movimento.

Sul «frutto del nostro lavoro» non si tratta, dice l'esponente del Carroccio, e non gradisce che al tavolo con gli ex alleati «qualcuno facesse finta di sentire questo discorso per la prima volta». Sui soldi padani si è quindi interrotta la discussione: «Me ne sono andato - ha tuonato Calderoli -. Non è possibile sentire discorsi sul come "potranno fare le povere regioni del Sud". Come? Si tirano su e le maniche e si mettono a lavorare, come facciamo noi».

Il senatore ha poi lanciato l'ultimatum al Pdl: «O si risolve questo punto o non ci sediamo neppure al tavolo». In realtà, la «corsa in solitario» verso le urne non sembra preoccupare il popolo di Alberto da Giussano: in questo momento infatti le urne che più interessano sono quelle che potranno portare al Pirellone. «Quando diciamo Maroni in Lombardia stiamo parlando della nostra libertà».

E nonostante le varie tempeste che hanno scosso il movimento, il popolo del Carroccio resta fedele all'ideale del federalismo. Calderoli non ha lasciato nell'ombra neppure la recentissima questione dei rimborsi in Regione: «Non è stata una bella storia, ma ho anche visto le carte, e non si può fare di tutta l'erba un fascio. C'è chi ha usato i soldi per andare a donne e chi per fare il proprio lavoro».

Insieme a Calderdoli, ieri sera sul palco di Albino era presente anche l'ex segretario Umberto Bossi. Al suo arrivo alcuni militanti si sono alzati in piedi per applaudirlo e, in alcuni momenti qualcuno ha anche gridato (come nei tempi d'oro) il suo nome. L'ex leader ha subito puntato il dito contro «Roma ladrona e traditrice», ribadendo l'importanza dell'unità all'interno del movimento.

Leggi di più su L'Eco di domenica 30 dicembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA