Il calo dei fondi statali
non ferma l'Università

Non sembra risentire della carenza ormai cronica di fondi pubblici l'Università degli studi di Bergamo, che, a fronte di un calo consistente dei finanziamenti dello Stato (quest'anno ridotti dell'11%), prosegue nel suo cammino di crescita.

Non sembra risentire della carenza ormai cronica di fondi pubblici l'Università degli studi di Bergamo, che, a fronte di un calo consistente dei finanziamenti dello Stato (quest'anno ridotti dell'11%), prosegue nel suo cammino di crescita.

Il rettore Stefano Paleari ha illustrato ieri agli «amici dell'ateneo» riuniti nella sede di via dei Caniana - in sala più imprenditori che rappresentanti delle istituzioni - le cifre del bilancio preconsuntivo 2012 e di previsione 2013. L'ateneo conta oggi 15.572 studenti (4.733 i neoiscritti), il 34% dei quali arriva da fuori provincia; raddoppiato il numero degli stranieri, che alla fine dell'anno saranno un migliaio; in crescita anche gli iscritti alle lauree specialistiche. «Puntiamo sui giovani - ha rammentato Paleari - sia nel turn over dei docenti che nei progetti di ricerca, che vedono aumentare il numero di dottorandi e assegnisti di ricerca».

Nel 2011 sono stati 222 i docenti dell'Università di Bergamo partecipanti a programmi di ricerca di rilevanza nazionale e attualmente sono 17 i progetti di ricerca europei in corso. Non fosse virtuosa e sostenuta dal territorio, la nostra università sarebbe probabilmente destinata a sopravvivere, accantonando i sogni di gloria. «Nel 2013 avremo dallo Stato 32 milioni di euro, contro i 70 milioni assegnati all'Università di Trento, che ha dimensioni pari alle nostre. Dovremmo ricevere 1.600 euro in più per studente. In dieci anni abbiamo raddoppiato gli iscritti ma i finanziamenti che riceviamo sono gli stessi di sette anni fa. Ci salviamo con le quote premiali, quel gruzzolo messo a disposizione dallo Stato agli atenei più competitivi», spiega il rettore.

I conti non sono in rosso «grazie al principio della prudenza adottato in questi anni», che non ha impedito all'ateneo di investire in infrastrutture («due terzi degli incassi provenienti dagli studenti li abbiamo impiegati lì») e di mettere in cantiere per il futuro un campus sportivo e 300 residenze per docenti e studenti stranieri nell'area degli ex Ospedali Riuniti. Guardando al futuro, e allo «scenario molto competitivo su scala globale», tale che non sarebbe da escludere lo sbarco in Italia di alcune delle più quotate università straniere, Paleari dice ai sostenitori dell'ateneo che gli sforzi per internazionalizzare l'istituto saranno intensificati, il che significa nuove lauree in inglese (tre quelle già in atto) e più alleanze con l'estero, come quelle annunciate con le Università di Augusta, Linz e Novgorod.

Tra le linee guida di sviluppo in agenda per i prossimi anni spiccano il «Teaching quality program», un programma che punta a migliorare la didattica e l'organizzazione dei corsi; il potenziamento dell'orientamento, di stage e tirocini; il lavoro in rete con altre università italiane e l'istituzione di presìdi sul territorio che facciano conoscere meglio l'ateneo ai bergamaschi.

Ai rappresentanti di fondazioni, banche e imprese il rettore si è rivolto nel rilanciare l'iniziativa «Adotta il talento», che punta a esentare dalle tasse universitarie gli studenti migliori e a sostenere progetti speciali come quello avviato con Harvard. Già sperimentato con i diplomati con il massimo dei voti, a regime il progetto dovrebbe consentire al 10% degli studenti meritevoli di non pagare le tasse.

Dai nomi dell'economia bergamasca più vicini all'Università (all'incontro con il rettore c'erano Carlo Mazzoleni, Domenico Bosatelli, Matteo Zanetti e Giulio Pandini) l'apprezzamento per il lavoro fatto da Paleari e dai prorettori che lo affiancano e l'impegno a continuare a sostenere l'ateneo orobico e i suoi progetti.

Camilla Bianchi

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