L'Eco Lab punta sull'urbanistica
Porta Sud, progetto abbandonato

Dopo la mobilità, l'urbanistica: ovvero la città che cambia. Comincia il secondo modulo de L'Eco Lab, progetto che mette in rete giornale, sito internet, passando per tv e radio. Si comincia da Porta Sud: «Bergamo non ci ha creduto abbastanza». Commenta sul blog de L'Eco Lab

Dopo la mobilità, l'urbanistica: ovvero la città che cambia. Comincia il secondo modulo de L'Eco Lab, progetto che mette in rete anche i diversi media del gruppo Sesaab: dal giornale al sito Internet, passando per tv e radio.

Il luogo del confronto è la piazza virtuale del blog de L'Eco Lab. Accedervi è davvero un attimo: basta cliccare sulla homepage del sito www.ecodibergamo.it e seguire le istruzioni per la registrazione e poi dire la propria sul tema.

Che sarà via via declinato con diversi articoli, tutti commentabili e sempre inerenti al tema della discussione. In questo caso, l'urbanistica. Un progetto che intende costruire la Bergamo dei prossimi 20 anni grazie al contributo di chi la vive e abita ogni giorno. E di partner prestigiosi come Ipsos e l'Università degli studi di Bergamo.

Si comincia da Porta Sud: «Bergamo non ci ha creduto abbastanza»
«Bergamo non ha creduto abbastanza a Porta Sud, la verità è questa». Giuseppe Marinoni, autore del masterplan per l'area dello scalo merci, rompe un lungo silenzio e dice la sua sul progetto. Ormai finito nel cassetto.

«Sto lavorando ad analoghi interventi a Colonia e Francoforte, e sono stato contattato proprio perché avevano visto il mio lavoro su Porta Sud. Questo per rispondere a chi dice che serviva un grande progetto».

Ora si pensa di procedere con singoli accordi di programma. È una strada percorribile?
«Solo mantenendo un progetto generale: diversamente non mi pare una soluzione».

Ma la piastra che stava alla base del masterplan, quel nuovo suolo sul quale costruire i palazzi, costa 60 milioni di euro.
«Il nuovo suolo era il grande valore aggiunto, perché permetteva di superare in modo permanente una barriera ferroviaria che resterà sempre: stiamo parlando di 1,5 chilometri di lunghezza per 80 metri di profondità».

Qualcosa di più che una passerella...
«O un sottopasso, o altro. È un modello che ho importato dall'Europa, applicato per esempio a Parigi (nell'area Seine rive gauche - ndr), adattato e ottimizzato. In sostanza, le fondazioni degli edifici sovrastanti coincidono con i piloni che reggono la piastra sopra i binari. Costosa, vero, ma permette di ottenere valori immobiliari accettabili: perché una casa che si affaccia sui binari non ha senso, né mercato».

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Su L'Eco di Bergamo del 4 febbraio 2 pagine tutte da leggere

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