Giulio Tremonti a L'Eco:
«Ridare fiducia agli italiani»

Bisogna ridare fiducia al Paese senza promettere l'impossibile, ma iniziando a fare cose concrete che possano riaccendere la speranza negli Italiani. Lo ha detto Giulio Tremonti in visita a «L'Eco» prima di prendere parte ad alcuni appuntamenti elettorali.

Bisogna ridare fiducia al Paese senza promettere l'impossibile, ma iniziando a fare cose concrete che possano riaccendere la speranza negli Italiani. Lo ha detto l'ex ministro dell'Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, in visita a L'Eco di Bergamo, prima di prendere parte ad alcuni appuntamenti elettorali.

Leader di «Lista, lavoro, libertà», in campo grazie ad un accordo tecnico con la Lega di Roberto Maroni, il professor Tremonti sostiene che in Italia ci sono «troppe tasse e troppa paura. Un conto è tassare il reddito prodotto, un conto è impedire con le tasse che il reddito sia prodotto! Puoi liberalizzare o puoi spaventare, ma non puoi fare tutte e due le cose insieme! Una volta si falliva per i debiti. Oggi in Italia si fallisce anche per i crediti, perché il denaro – fatto per circolare – non circola. Nel dopoguerra non c'erano i soldi, ma c'era la vita! Oggi in Italia è l'opposto: non si compra, non si assume, non si investe».

«Nelle nostre strade si stanno diffondendo i cartelli “compro oro”. Weimar cominciò così, quando la crisi arrivò al ceto medio. Tra poco ci diranno che la nostra economia si indebolisce, che il nostro debito pubblico cresce, che così l'Italia non lo può onorare, che perciò dobbiamo chiedere l'“aiuto” europeo, ma che per questo dobbiamo fare “ancora di più!”. Questo è il presente e questo sarà anche il futuro, se ancora si crede alla propaganda dominante: l'Italia avanza, l'Italia attacca… goal della Germania! Se continuiamo così, di sicuro vincono solo la speculazione internazionale e l'industria straniera, perché il contagio finanziario si sta già trasmettendo dal bilancio pubblico a quello delle banche, che di riflesso strozzano le nostre imprese, così destinate ad essere chiuse o spiazzate o comprate dalla concorrenza estera».

«E' così che ora, come centocinquanta anni fa, come è scritto nel principio dell'“Inno d'Italia”, siamo noi stessi a voler essere “calpesti e derisi”, via via perdendo la nostra sovranità nazionale, la nostra dignità personale, la nostra democrazia, la nostra libertà, i nostri risparmi».

«Cosa fare, per uscire dalla trappola, per spezzare la catena della nostra sopravvenuta dipendenza dalla speculazione finanziaria internazionale, per farlo senza patrimoniali o prestiti forzosi o svendite disastrose, all'opposto lasciando i soldi nelle tasche degli italiani, è specificamente scritto nello sviluppo del mio “Manifesto”. Non è che poi si entra nel “paese di Bengodi”. Serviranno ancora sacrifici, ma questi avranno un fine ed una fine e sarà proprio per questo che gli italiani lo capiranno. Sacrifici, certo, ma non per fare guadagnare gli altri, piuttosto per mettere davvero in sicurezza l'Italia e gli italiani».

Ascolta l'intervista con Giulio Tremonti

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