Maroni: nord governo omogeneo
«Pronto a lasciare la guida del partito»

«Missione compiuta». Così Roberto Maroni, martedì a tarda ora, quando ormai non c'era più alcun dubbio, ha commentato la vittoria del centrodestra in Lombardia. L'ha dedicata ad Antonio Manganelli, il capo della Polizia, da lunedì in ospedale.

«Missione compiuta». Così Roberto Maroni, martedì a tarda ora, quando ormai non c'era più alcun dubbio, ha commentato la vittoria del centrodestra, e del Carroccio in particolare. L'ha dedicata ad Antonio Manganelli, il capo della Polizia, da lunedì in ospedale.

Una vittoria che non corona solo un sogno politico, ma tampona anche l'emorragia di voti che rischiava di mettere in discussione il futuro della Lega. Con la vittoria in Lombardia, salutata con emozione, e che comunque, con percentuali praticamente dimezzate, lascia qualche mal di pancia da curare.

Maroni è il nuovo presidente della Regione che mancava nella geografia del Nord, dopo Piemonte e Veneto, e come promesso ha messo a disposizione il suo mandato al Consiglio federale convocato per l'inizio della prossima settimana. «Abbiamo aperto una pagina nuova», ha detto con al fianco Umberto Bossi e Matteo Salvini nella sede di via Bellerio. «Questo era ciò che la Lega voleva, era il nostro obiettivo strategico».

Adesso, la macroregione del nord deve vedere luce «entro due anni», la promessa. Alla svolta, Maroni, ci è arrivato vincendo una sfida che è stata soprattutto personale. Prima guadagnando la leadership della Lega sull'onda degli scandali che un anno fa costrinsero Umberto Bossi al passo indietro dopo trent'anni di comando solitario.

Poi facendo cadere la Giunta di Roberto Formigoni per altri scandali culminati con l'arresto di un assessore per sospetto voto di scambio con la 'ndrangheta. Infine, trattando con Silvio Berlusconi un'alleanza che andava di traverso ai più, in via Bellerio, e che alla prova delle urne si è invece rivelata determinante per la vittoria, pur finendo per penalizzare proprio il Carroccio in termini di consensi. «Sapevamo che per realizzare il nostro progetto - ha spiegato Maroni a risultato elettorale in tasca - dovevamo fare l'accordo con il Pdl e sapevamo che ci avrebbe penalizzato, era tutto in conto. Ma abbiamo salvato la Lega e aperto una fase nuova. La lista civica non porta via consensi alla Lega, c'è spazio per allargare i confini».

È stato lo stesso governatore uscente Formigoni a evidenziare che «vince il buon governo del centrodestra, 18 anni che sono piaciuti ai cittadini». Davanti alle telecamere, si è poi detto convinto che con Maroni, ci sarà un governo all'insegna della continuità, con qualche innovazione.

«Penso che l'unione delle regioni del Nord avrà forza tale da condizionare il governo di Roma soprattutto se sarà debole e non compatto» ha poi commentato Maroni mercoledì mattina, riconfermando l'obiettivo di trattenere il 75% delle tasse nella regione dove sono prodotte. Intervenendo a «La telefonata di Belpietro» su Canale 5 spiega: «Appena si formerà il Governo di Roma noi siamo pronti a trattare e a porre sul tavolo le nostre richieste. Il Nord ora ha un governo stabile e omogeneo, Roma è un punto di domanda, non si capisce».

Riferendosi a Piemonte, Lombardia e Veneto, Maroni spiega che «l'idea è quella di creare una macroregione, un'euroregione, è un'idea sostenuta dall'Unione Europea. Non significa rinchiudersi nei propri confini, non e' secessione», ma «la prima tessera di un mosaico europeo, un progetto molto ambizioso».
Quanto alla guida del partito, Maroni afferma di essere «pronto e disponibile a passare la mano a un giovane che guidi la Lega. Deciderà la base, il congresso federale».

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